Ha fatto più in fretta Gianni Zonin a diventare cittadino di Asti che Asti ad entrare nella lista di produzione della docg che porta il suo nome. Si è infatti svolta giovedì pomeriggio, in
Ha fatto più in fretta Gianni Zonin a diventare cittadino di Asti che Asti ad entrare nella lista di produzione della docg che porta il suo nome. Si è infatti svolta giovedì pomeriggio, in Municipio, la cerimonia di conferimento della cittadinanza onoraria al patron di Casa Zonin che a Portacomaro Stazione è proprietaria della tenuta Castello del Poggio, il più grande vigneto del Piemonte in unico corpo.
La delibera era passata a marzo all'unanimità in consiglio comunale, come riconoscimento al prestigio personale di Zonin come imprenditore e banchiere e al ruolo di promozione del vino astigiano nel mondo. Lo stesso Zonin era già ad Asti dal mattino quando ha tenuto una lectio magistralis all'Università su invito della Fondazione Giovanni Goria al master di management e creatività dei patrimoni collinari. In un'aula magna affollatissima di autorità, imprenditori vinicoli del calibro di Ceretto e Riccadonna, di studenti universitari e di quelli delle scuole superiori, il cavalier Zonin ha presentato la storia della sua azienda che si è intrecciata con quella del mondo del vino dagli Anni Cinquanta ad oggi.
«Il mondo del vino cambia ogni 20 anni – ha detto – e un imprenditore di successo deve avere le capacità e la sensibilità di intercettare i gusti, le mode e i cambiamenti dei suoi clienti se vuole rimanere competitivo». Ricordando che si è passati dalla superproduzione degli Anni Cinquanta dove contava solo la distinzione fra vino rosso e vino bianco entrambi venduti a prezzi popolari agli Anni Settanta con la nascita delle doc e la ricerca delle varietà. Gli Anni Ottanta furono quelli della grande crisi di produzione e dello scandalo del vino al metanolo dal quale però nacque una nuova consapevolezza nei consumatori: bere meno ma bere buono.
I volumi di produzione non raggiunsero mai gli Anni Cinquanta e anche il mercato interno cominciò a flettere ma furono gli anni in cui i grandi produttori cominciarono a portare il loro vino fuori dai confini italiani attivando così quell'export che oggi rappresenta il 50% di sbocco del comparto. «Negli Anni Novanta il vino era un prodotto di moda e di alta qualità -ha ricordato Zonin – forse il periodo più felice». Che la qualità debba prevalere anche oggi lo dimostrano i numeri: si è passati dai 110 litri pro capite consumati in un anno in Italia agli attuali 39 litri.
Consigli più "locali" nella seconda parte della sua lezione quando ha sottolineato come nell'Astigiano ci siano produttori eccellenti ma di piccole dimensioni e aziende molto parcellizzate sul territorio: «Per sopravvivere questo sistema deve fare dell'enoturismo un'attività aziendale importante, di sostentamento. E i paesaggi di queste colline hanno tutte le caratteristiche per consentirlo, oggi anche patrimonio Unesco». Sul Moscato Zonin è ancora più sicuro: «Sarà il vino preferito dai cinesi che devono imparare a conoscerlo. Noi abbiamo commissionato una mappatura delle cucine cinesi per andare a proporre, nelle varie zone di quello sterminato Paese, i vini giusti da abbinare ai gusti e alle abitudini alimentari di ogni regione». Senza dimenticare che già un milione di cinesi arriverà in Italia, a Milano per Expo2015 e sarà l'occasione per far conoscere il Moscato nella sua patria.
Ai giovani presenti in aula il patron veneto ha chiesto di credere nel loro futuro e di credere nel loro Paese senza cedere alla tentazione di espatriare. Moscato e Asti sono una spina nel fianco di Zonin, contrapposto da anni ai Produttori nella querelle sull'estensione dell'area in cui si produce anche al capoluogo astigiano. Una battaglia giudiziaria che l'anno scorso ha visto la sconfitta della casa vinicola veneta che aveva annunciato ricorso alla Corte europea. Che non è mai stato presentato. «Il ricorso è pronto – conferma il cavalier Zonin – ma stiamo cercando di percorrere anche altre strade per arrivare a questo traguardo». Durante la lezione ha parlato di un recentissimo incontro avuto al Consorzio dell'Asti e, pur non avendo ricevuto conferme dirette, molto probabilmente è stato toccato anche questo argomento.
Daniela Peira