Bilanci e programmazione futura in casa orange, con la voglia di stupire l'Italia e costruire una formazione nuova, affamata e determinata a cucirsi sul petto un sogno chiamato scudetto. A guidare
Bilanci e programmazione futura in casa orange, con la voglia di stupire l'Italia e costruire una formazione nuova, affamata e determinata a cucirsi sul petto un sogno chiamato scudetto. A guidare l'operazione-riscatto dell'Asti C5 sarà ancora mister Tiago Polido.
Coach, dopo una stagione intensa il bicchiere sembra mezzo vuoto: in bacheca solo la Winter Cup. Che bilancio fai del primo anno ad Asti?
«Sicuramente il bilancio è al di sotto delle aspettative che abbiamo creato, io per primo. Nonostante questo, essere arrivati un'altra volta primi in regular season, con la migliore difesa, e avere vinto la Winter Cup, significano che non è andato tutto sbagliato».
Al tuo arrivo in orange avevi sottolineato la volontà di valutare la rosa a disposizione e puntare sulla continuità: il nuovo roster astigiano sarà molto diverso. Bocciatura per molti, ricambio voluto da te, o scelta societaria?
«All'inizio della stagione la mia idea era di non cambiare radicalmente il gruppo solo perché era arrivato un nuovo allenatore, opinione condivisa con la dirigenza. L'avere avuto l'opportunità di lavorare con il 95% della rosa dello scorso anno era la giusta decisone da prendere. Dopo 10 mesi di attività, dove abbiamo identificato alcune lacune che abbiamo cercato di risolvere, e dopo l'inaspettata scomparsa della Marca, che ha cambiato le forze delle squadre, abbiamo fatto di tutto per riuscire a lottare alla pari con tutti e penso che l'abbiamo fatto. Quanto alla responsabilità di mercato, le scelte sono state prese e condivise in riunione tra me e tutta la dirigenza. L'unica premessa che ho fatto alla società era quella di fare una squadra ambiziosa ed energica, per fare divertire i nostri sostenitori e chi farà parte del progetto».
L'anno prossimo ci saranno obbligatori in squadra sei "italiani": come cambia il mercato?
«Cercheremo di adeguarci in un'ottica futura al contesto del nostro campionato. Sicuramente vogliamo una squadra più equilibrata, più giovane e con una prospettiva di crescita, e che sia più adatta alle nuove regole del campionato che determina la presenza in panchina di almeno 5 italiani e un elemento in più nato prima dell'1 gennaio del 1992».
L'addio più sofferto e l'arrivo che speri di festeggiare in chiave mercato?
«Penso che per tutti quelli che hanno avuto la fortuna di lavorare in una società come l'Asti C5 e hanno potuto insieme alle proprie famiglie vivere in una città come la nostra, non possa far altro che essere molto triste, ma la vita di chi lavora nello sport di alto livello è così, e dobbiamo esserne consci. Il mercato dipenderà da alcuni fattori. Abbiamo valutato vari scenari e individuato alcune priorità. Adesso cercheremo di fare la miglior campagna acquisti possibile. Quanto ai nomi, solo quando Maurizio Lombardi lo riterrà opportuno, saranno resi noti».
Ha vinto la Luparense: era la squadra più forte? Come valuti il silenzio della divisione sull'operazione di mercato della Marca, che a bocce ferme è la mossa che ha indirizzato il campionato verso gli uomini di Colini?
«E' stata una situazione che ha falsato e pregiudicato tutte quelle società che stano cercando di fare il meglio per il futuro del calcio a 5. Noi l'abbiamo sentito sulla nostra pelle, perché eravamo due squadre in lotta per lo stesso obiettivo. Se diciamo che la divisione secondo le regole attuale non poteva fare più di tanto, allora mi pare ovvio che qualcosa debba essere fatto in ottica futura, per fare in modo che non succeda un'altra situazione identica. Per me è chiaro che finché ci sarà dilettantismo sarà difficile proteggere chi vuol fare le cose per bene».
D'Orto ha dato addio alla Lazio, avete concluso la serie A con sole nove squadre effettive: il futsal italiano sembra annaspare. Cosa serve per dare linfa a questo movimento?
«Cambiare rotta. Bisogna avere la coscienza e l'umiltà di ammettere che allo stato attuale la tendenza è quella di peggiorare. Se si ha il coraggio di obbligare 6 giocatori italiani ad andare in panchina come volontà di far crescere più giovani azzurri, facendo si che il livello delle squadre e del campionato sia più basso, perché non si obbliga le squadre ad avere una "fidejussione" bancaria del budget stagionale? Qual è il piano strategico di sviluppo del calcio a 5? Bisognerebbe valutare le difficoltà delle squadre di tutte le serie, discutere sulle idee, e creare un cammino chi ci porti ad un obbiettivo reale».
Le prossime settimane le vivrai davanti alla tv per seguire il Mondiale di calcio o alla ricerca di nuovi talenti per i tuoi orange?
«Il calcio a me serve solo come divertimento. In questi giorni sono molto più impegnato a vedere come va il mercato, aspettando che esca il calendario per il prossimo anno. Farò ora un po' di vacanze prima di rientrare ad Asti».
d.c.