Da tre mesi le colline astigiane si sono trasformate nel secondo approdo italiano, dopo le coste meridionali, per circa 200 profughi che hanno lasciato la Libia via mare, attraversando il mare su
Da tre mesi le colline astigiane si sono trasformate nel secondo approdo italiano, dopo le coste meridionali, per circa 200 profughi che hanno lasciato la Libia via mare, attraversando il mare su barconi di fortuna. Arrivi insostenibili per i centri di accoglienza del sud che vengono risolti con voli immediati in tutte le regioni italiane secondo quote matematiche: ogni 450 profughi che arrivano in Piemonte, 25 sono destinati ad Asti.
La nostra Prefettura, con la collaborazione di associazioni sul campo come Piam, Koala e Caritas hanno messo a punto un modello di accoglienza fra i migliori dItalia e punta sullaccoglienza diffusa, distribuendo i profughi in piccole strutture, poche decine per posto per non creare tensioni e per una gestione più snella. Strutture che, finora, sono state messe a disposizione esclusivamente dalla Diocesi di Asti, particolarmente impegnata in questa emergenza di flussi migratori. Alcuni di loro si fermano solo per due o tre giorni; il tempo di ristorarsi e proseguire il loro viaggio della speranza verso gli altri Paesi europei dove hanno parenti, amici e comunità ad attenderli.
Quelli che rimangono in Italia sottopongono la loro storia al vaglio delle commissioni per richiedenti asilo politico. Le udienze più vicine sono state fissate a novembre e dicembre. Fin qui la cronaca burocratica e logistica, ma non va mai dimenticato che si tratta di frotte di persone fuggite da situazioni di estremo pericolo e paura. Come quelle dei pachistani ospitati nellostello di Capriglio e curati dallEcomuseo Basso Monferrato. Queste le loro storie raccontate direttamente dai protagonisti.
Daniela Peira