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«Sai che hai ucciso Gino di Foggia,ti conviene consegnarti»
Cronaca

«Sai che hai ucciso Gino di Foggia,
ti conviene consegnarti»

Tutta in famiglia la ricostruzione della scena del delitto di Isola, fatta la settimana scorsa dalla compagna della vittima con parenti e amici. Quattro mesi dopo, a pista “raffreddata”, la donna ha come unico pensiero fisso scoprire chi ha ucciso il suo uomo e cerca di ricordare qualche particolare utile. Il suo appello all'assassino: «Sai chi hai ucciso, ti conviene consegnarti» …

«Tu lo sai chi hai ucciso. Lo sai che hai ucciso “Gino di Foggia” e sai che tipo di persona fosse. Non riuscirai a vivere a lungo con questo peso sulla coscienza, quindi ti chiedo di rivolgerti ai carabinieri e di costituirti. Accorcerai la sofferenza di chi sta aspettando una risposta a quel delitto e avrai benefici per il tuo futuro». Secco, diretto, convinto: è questo l’appello che Angelica fa all’assassino del suo compagno, Luigi Di Gianni, il contitolare di un locale notturno freddato quattro mesi fa ad Isola d’Asti con tre colpi di fucile. Proprio la scorsa settimana, sul nostro giornale, abbiamo ricordato quel delitto e sottolineato che, ormai, passati quattro mesi ogni pista si è “raffreddata”. Una considerazione ampiamente condivisa da Angelica che però non si è rassegnata e cerca, a tutti i costi, il nome e il volto della persona che ha ucciso il suo compagno.

Lei, unica testimone oculare di una parte di quell’agguato mortale e per questo sentita ripetutamente in Procura, sempre alla ricerca di qualche particolare che fosse sfuggito alle precedenti deposizioni. «Ma tutto quel che dovevo ricordare, l’ho ricordato –dice la donna- in questi quattro mesi sono andata tantissime volte in tribunale, sia per raccontare sempre quello che ho visto quella sera, sia per riportare ogni piccola informazione che sono riuscita a raccogliere sul lavoro e sulla vita di Gino».  Angelica ha cambiato casa, insieme alla figlia che è stata cresciuta da “Gino” come se fosse stata sua, e da quattro mesi ha come unico pensiero fisso scoprire chi ha ucciso il suo uomo.

«Quel sabato sera io ero uscita per buttare l’immondizia prima che Gino partisse per andare al locale notturno. Sono rientrata nel cortile e l’ho aiutato a portare giù alcune borse di cose che servivano nel night. Lui mi ha salutato, ha preso tutto e si è avviato verso l’auto. Io ho chiuso a chiave il cancello e sono andata verso il recinto del cane grosso, per liberarlo nel cortile. Ero girata quando ho sentito due botti, ma non ho mica capito che si trattasse di colpi. Ho liberato il cane, che era agitatissimo, e quando mi sono girata ho visto che Gino stava tornando, lentamente, verso casa. Mi sono avvicinata, ma quando ero quasi al cancello ho sentito il terzo sparo che lo ha raggiunto e lo ha fatto accasciare a terra». Qui il racconto di Angelica si fa disperato. «Sono uscita, l’ho sollevato, ho chiamato i soccorsi. Lui era ancora vivo, rantolava e mi diceva “non respiro, non respiro”, poi l’ho sentito ancora pronunciare “mamma” prima che perdesse conoscenza».

L’arrivo delle ambulanze non è bastato per strappare l’uomo alla morte, inutile sarebbe stato il trasporto in ospedale. Momenti che Angelica si è rivista in mente per centinaia di volte, sempre alla ricerca di qualche particolare che potesse essere utile alle indagini. Per aiutare la sua memoria, sabato scorso ha “assoldato” amici di famiglia e con la figlia è tornata ad Isola dove, come nei film polizieschi, ha ricostruito la scena del crimine, chiedendo a tutti di impersonare i vari protagonisti di quella terribile serata. Tutto per capire meglio, per scavare ancora nella memoria, sperando di recuperare qualche dettaglio rivivendo la drammatica scena. Fra gli ostacoli di questa indagine vi è il fatto che la vittima da sempre lavorasse nel mondo dei locali notturni e le sue frequentazioni fossero difficilmente tracciabili.

«E’ vero che quel mondo non è facile –dice Angelica che l’ambiente dei night lo conosce bene anche lei– ma sono sicura che in molti hanno nascosto delle informazioni utili per risalire all’omicida del mio compagno. Da parte mia, non ho nulla da nascondere e sono ben contenta che gli investigatori frughino nella nostra vita; sono la prima a chiedere che vadano fino in fondo: sono pronta a qualunque verità». Il “Gino” di Angelica è un uomo sicuramente forte, con le sue idee e un suo stile di vita eccentrico; un uomo che nella sua vita aveva tanto guadagnato ma anche molto speso. Ma anche uno che, a detta della sua compagna, era abitudinario e stanco di quella vita. «Il suo sogno era quello di costruire una piscina comunale nel terreno davanti a casa, aperta a tutti. Aveva progetti per ritirarsi dal mondo dei locali notturni e vivere una vita più normale e tranquilla». Per Angelica non c’è pace fino a quando non saprà chi, ma soprattutto “perché” il suo uomo è stato ucciso. «E non mi fermerò fino a quando non lo saprò, farò tutto quanto è in mio possesso per raccogliere notizie e informazioni che possano dare consistenza ai miei sospetti».

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