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Macagno, candidato in Regione per Ncd:«Troppe chiacchiere, è tempo di agire»
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Macagno, candidato in Regione per Ncd:
«Troppe chiacchiere, è tempo di agire»

Paolo Macagno, 59 anni, sposato, tre figli, imprenditore alla MP di Asti, è uno dei due candidati al Consiglio regionale in corsa con il Nuovo CentroDestra di Alfano.Perché si è candidato con

Paolo Macagno, 59 anni, sposato, tre figli, imprenditore alla MP di Asti, è uno dei due candidati al Consiglio regionale in corsa con il Nuovo CentroDestra di Alfano.

Perché si è candidato con NCD?
La candidatura nasce dall'incontro con il nuovo delegato astigiano di NCD Giuseppe Finello; abbiamo parlato a lungo di politica da "prima linea" essendo io e mia moglie piccoli imprenditori. Si è innescato così un meccanismo che ha suscitato la mia curiosità sebbene, prima di oggi, non abbia mai fatto politica. NCD perché mi piace il modo con cui sposa il cambiamento lasciando perdere le chiacchiere e dedicandosi ad ottenere risultati. Non è più tempo di parlare, si è già parlato a lungo e a sproposito in questi ultimi anni.

Voi sostenete l'on. Costa alla presidenza della Regione. Perché ha fiducia in lui?
Perché ha focalizzato l'aspetto di come la Regione Piemonte stia diventando sempre di più un elefante che produce debiti. Anche il ministro Lupi dice delle cose molto sensate quando dichiara che nella nostra regione vanno aiutate le realtà del volontariato e delle piccole società sportive per l'importante funzione sociale che rivestono, a cominciare da quella di tenere i giovani lontano dalla strada.

Cosa ne pensa dell'accordo con l'UDC?
Ci premia tra gli elettori ed è il tentativo di rafforzare la realtà di centrodestra tra ciò che è stata la Dc e la destra moderata.

Qual è l'obiettivo di NCD e come intende relazionarsi con i suoi elettori?
NCD vuole riportare la politica alla gente normale e riportare la gente a far politica. Una volta la politica era un servizio che veniva dato da cittadini privilegiati agli altri; poi i politici ne hanno fatto un mestiere e noi, nauseati da quel bel carrozzone che ci hanno messo sotto il naso, ci siamo girati dall'altra parte. Il diritto di voto è molto importante e chiunque dovrebbe professarlo ma, purtroppo, la nausea ha allontanato i cittadini da questo loro diritto. A ciò aggiungiamo quello che ha rappresentato una "dittatura commerciale" durata 20 anni con grosse colpe dell'opposizione che in molte occasioni si è disinteressata di svolgere il proprio ruolo.

Per "dittatura commerciale" intende il ventennio berlusconiano?
Io sono convinto che la maggior parte dei primi berlusconiani credevano realmente al quel progetto ma, al di là di Berlusconi, l'opposizione cosa ha fatto per contrastarlo? Ha solo fatto campagna contro, senza proporre nulla agli elettori se non, appunto, di essere contro Berlusconi.

Il M5S è cresciuto togliendo elettori proprio al centrodestra. Come lo spiega?
Il M5S rappresenta il malessere del Paese ma l'approccio tenuto l'anno scorso con Bersani, dopo il voto, è stato un errore. Avrebbero dovuto affiancarsi a lui con il loro 25% di voti e, a reti unificate, dettare l'agenda per la risoluzione dei problemi. Trascorsi 3 mesi senza risultati avrebbero potuto riparlare con gli elettori spiegando il motivo dei mancati risultati e dicendo loro chi si opponeva alle riforme e perché, staccando così la spina all'esecutivo. In questo modo si sarebbero rifatte le elezioni e il M5S sarebbe balzato al 50%.

Il tempo per fare le riforme è stretto. Se non saranno realizzate che succederà?
O si cambia subito o, come dice Lupi, fra un anno e mezzo l'Italia non ci sarà più. Tante alternative non ci sono perché l'uomo della strada, che impegna la fede matrimoniale per pagare il mutuo o le bollette, quando tornerà a casa senza poter dare da mangiare al proprio bimbo cosa pensate che farà? Forse prenderà in mano un bastone e qualche politico piangerà.

Anche l'Astigiano è messo così male?
La situazione è complessa perché il tessuto industriale è quasi azzerato mentre la nostra forza, l'enogastronomia, non viene sufficientemente valorizzata anzi, se prendiamo le piccole aziende agricole o i produttori di vino, combattono con una burocrazia che li penalizza e che dev'essere cancellata.

La sua ricetta per il rilancio della nostra provincia?
Valorizzare il territorio significa anche aiutare le manifestazioni gastronomiche e le pro loco che ne sono l'anima. L'Astigiano non può vivere solo di cultura ma le sagre dei paesi fanno indotto perché le pro loco usano delle macchine che vengono acquistate sul territorio, macchine che necessitano di manutenzione e assistenza e via di questo passo con un effetto a cascata.

E sui trasporti che farebbe?
Basta tagli orizzontali ai trasporti ma dimezziamo quel carrozzone folle che è Roma. Poi bisogna togliere di mezzo le partecipate fine a se stesse facendo, al contempo, un restyling del piano regionale perché Asti rischia di trovarsi senza servizi.

Anche la Sanità è un argomento spinoso, non solo per l'Astigiano, mentre c'è sempre la polemica sulle nomine dei vari manager.
Con i tagli indiscriminati abbiamo avuto la riduzione di alcuni servizi ma ricordiamoci che quello che funziona è dato dalle persone che lavorano nel settore e che sanno fare bene il proprio mestiere. Poi, ovviamente, è tempo di nominare i manager guardando più al curriculum che alla tessera del partito ma questo è un principio generale volto, in questo caso specifico, alla salvaguardia delle persone.

Riccardo Santagati

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