Cerca
Close this search box.
«L'Italia che non si rassegna siamo noi»I lavoratori in piazza per il 1 maggio
Economia

«L'Italia che non si rassegna siamo noi»
I lavoratori in piazza per il 1 maggio

Un corteo del 1 maggio che già dagli slogan sottolineava la difficile situazione italiana a livello occupazionale quello promosso unitariamente da Cgil, Cisl e Uil che ieri mattina ha percorso le vie

Un corteo del 1 maggio che già dagli slogan sottolineava la difficile situazione italiana a livello occupazionale quello promosso unitariamente da Cgil, Cisl e Uil che ieri mattina ha percorso le vie del centro di Asti. Tra i principali problemi evidenziati la tragica percentuale che ha raggiunto nel nostro Paese la disoccupazione giovanile e la difficile situazione del lavoro femminile. «Non si può uscire da questo stato di empasse se non si crea lavoro buono e dignitoso», ha sottolineato dal palco di piazza San Secondo Francesca Delude (Nidil Cgil), ricordando poi la necessità di rifinanziare la cassa integrazione in deroga.

A seguire Mario Ricci, delegato Uilm Uil della Askoll, la fabbrica di motori per lavatrici di Castell’Alfero che ha visto nei mesi scorsi una lunga e difficile vertenza tra sindacati e lavoratori.  «Questa festa – ha affermato Ricci – avrebbe potuto essere una grandissima festa se non ci fossero stati tutti questi disoccupati». Nel ricordare gli eventi che hanno coinvolto la fabbrica e i lavoratori, ricordando che si sono chiusi con l’ottenimento della proroga della chiusura dello stabilimento di almeno un anno, ha poi continuato: «Chiediamo alle Istituzioni di non sprecarlo».

Il segretario regionale Cisl Giuseppe Scarsi, cui era affidato l’intervento finale a livello unitario, ha ricordato il motivo per cui erano riuniti in piazza oggi: «Vogliamo continuare a essere la parte più viva e sensibile della società italiana, quella che lavora e che non si rassegna». Ha poi evidenziato la necessità di poter contare su un Paese che si sviluppa, in grado di crescere e di garantire un futuro ai giovani. Di ridurre gli sprechi, innanzitutto con la lotta all’evasione. Per poi fare, infine, un riferimento al lavoro nella Pubblica amministrazione, che non deve essere considerato solo un costo improduttivo, e sulla necessità di investire sulla scuola.

d.b.

Condividi:

Facebook
Twitter
WhatsApp

Le principali notizie di Asti e provincia direttamente su WhatsApp. Iscriviti al canale gratuito de La Nuova Provincia cliccando sul seguente link

Scopri inoltre:

Edizione digitale