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Il sindaco di Villanova:«Sono profughi, non clandestini»
Attualità

Il sindaco di Villanova:
«Sono profughi, non clandestini»

C'è serenità in giardino, mentre suonano lo djembé: è passata una settimana dall'arrivo dei 50 uomini migranti dall'Eritrea, Somalia, Gambia, Ghana, Mali e Senegal. Tommaso Cancellara,

C'è serenità in giardino, mentre suonano lo djembé: è passata una settimana dall'arrivo dei 50 uomini migranti dall'Eritrea, Somalia, Gambia, Ghana, Mali e Senegal. Tommaso Cancellara, gestore della comunità di accoglienza: «I ragazzi si sono ambientati, va tutto bene, al di sopra addirittura delle nostre aspettative». L'accoglienza in emergenza, prevista per circa 8 giorni, è probabile che possa proseguire, anche in concomitanza con le vacanza pasquali.

Beppe Amico, direttore della Caritas, spiega: «Hanno tutti il diritto di soggiorno temporaneo, hanno fatto richiesta del diritto di asilo e saranno collocati su tutto il territorio. La situazione è tranquilla a Villanova, hanno fatto un incontro con l'esperta sui diritti di Protezione Internazionale e una lezione d'italiano, la 2° sarà a breve». Il gruppo parla inglese e francese, è la prima volta che arrivano in Italia; dialogano volentieri, uno di loro si racconta (in inglese): «In Gambia ero un insegnante di business management, qui sono disposto a fare qualunque lavoro pur di mandare i soldi alla mia famiglia. Là c'è talmente crisi economica che non c'è cibo, non ci sono soldi per curarsi o per frequentare la scuola che è carissima». Altri annuiscono, anche loro vogliono rimanere in Italia e trovare un lavoro: c'è anche un ragazzino, 16 anni, del Mali: scappa dalla guerra, qui vorrebbe finire di studiare e poi lavorare.

Ottima l'accoglienza della Comunità di Papa Giovanni XXIII: «Ci sentiamo liberi, capiti, siamo andati a fare un giro in paese, la gente è molto "friendly": l'unico ostacolo è la lingua, non tutti parlano francese o inglese e noi non sappiamo ancora l'italiano». Il cibo italiano è ok, come il football. Cosa manca dell'Africa? La famiglia: «Siamo via da mesi, vorremmo usare skype o le mail». Alberto Mossino, Piam Asti aggiunge: «Proponiamo che i profughi siano accolti da famiglie italiane o migranti residenti in provincia di Asti. Il Ministero dell'Interno stanzia 30 euro al giorno per ogni profugo, la metà va alla famiglia che ospita, l'altra è utilizzata per mediazione culturale, corsi d'italiano, formazione. Ci sono molte famiglie in difficoltà, questo significherebbe avere 450 euro al mese d'integrazione al reddito dando ospitalità a un profugo; tutto è coordinato con la Prefettura, il Consorzio Coala e il Piam. Anche i comuni possono accogliere, gestendo tutto con la Prefettura».

Christian Giordano, primo cittadino di Villanova commenta: «Per ora è tutto sotto controllo, i cittadini devono capire che queste persone sono profughi che scappano, non clandestini: le paure non dovrebbero trovare spazio davanti a casi di emergenza internazionale (anche noi italiani siamo fuggiti in Sud America nella 2° guerra mondiale); è una questione di dignità umana, di gente in emergenza. Loro possono essere un'opportunità, una fonte di ricchezza culturale e umana: è chiaro che in un contesto del genere non è possibile fare come per il progetto Terra Madre dove Filippini importano a Torino eccellenze del loro paese. Credo che l'Europa dovrebbe fare di più per queste iniziative, a livello di risorse e anche di formazione in loco. L'altro giorno ho visto ai giardinetti dei giovani, italiani e profughi, che parlavano: è un bel messaggio tra mondi che si incontrano e cercano, con un sorriso, un cammino comune»

Roberta Arias

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