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Askoll: «I bilanci a Castell'Alferosono in rosso, gli aiuti non servono»
Economia

Askoll: «I bilanci a Castell'Alfero
sono in rosso, gli aiuti non servono»

E' purtroppo segnato il destino della Askoll, la fabbrica di Castell'Alfero che produce motori per lavatrici e che ha in programma la chiusura a giugno. Non ha portato agli esiti sperati,

E' purtroppo segnato il destino della Askoll, la fabbrica di Castell'Alfero che produce motori per lavatrici e che ha in programma la chiusura a giugno. Non ha portato agli esiti sperati, infatti, l'incontro al Ministero dello Sviluppo economico svoltosi venerdì, cui hanno partecipato azienda, sindacati e Istituzioni. Di fronte alla disponibilità da parte di Regione, Ministero e Comune di Castell'Alfero – decisi ad andare incontro all'azienda che lamenta un fatturato in perdita a causa della crisi economica – la proprietà è infatti stata irremovibile, ribadendo che non ci sono alternative alla chiusura e al trasferimento dell'attività all'estero. «L'atteggiamento dell'azienda – commenta Isidoro Gioiello (Fim Cisl) – è stato di netta chiusura, nonostante siano state messe "sul piatto" varie agevolazioni, tra cui l'azienda poteva scegliere in base alle proprie esigenze».

Tra queste la garanzia di coprire fino al 15% i costi di nuovi progetti; di fornire fino a 200mila euro a fondo perduto o fino a 1 milione di euro a tasso agevolato per avviare nuove produzioni, oltre ad una cifra non ancora quantificata che sarà messa a budget dalla Regione in un capitolo di spesa volto a contrastare le delocalizzazione delle imprese piemontesi. «E ancora, come già successo per la "Embraco" di Riva presso Chieri – continua Gioiello – l'Amministrazione ha anche affermato di essere disponibile ad acquisire un'ala dei capannoni (parte della produzione, infatti, è stata trasferita lo scorso agosto in Slovacchia, ndr) per dare liquidità all'azienda».

In aggiunta mano tesa anche dal Ministero, visto che è stato approvato il decreto sui contratti di solidarietà, che garantisce costi minori alle aziende che intendono usufruire di questi ammortizzatori sociali, e dal Comune di Castell'Alfero. «Tutte queste opportunità – conclude Gioiello – non sono servite a smuovere l'azienda dalla sua convinzione. A questo punto viene ancora una volta confermato il sospetto che avevamo da tempo, e cioè che la chiusura dell'attività fosse premeditata. Di conseguenza continueremo con lo sciopero per il 50% del turno con presidio davanti allo stabilimento, con l'accortezza di far entrare la materia prima per consentire la produzione, ma bloccando le spedizioni una volta terminati i pezzi».

A sottolineare l'atteggiamento di chiusura dell'azienda anche il deputato Massimo Fiorio (Pd), che ha partecipato all'incontro al Ministero. «Per scongiurare la chiusura – afferma – le Istituzioni tutte si sono impegnate a trovare forme di mediazione e a mettere in campo incentivi, ma senza risultato: l'azienda è rimasta sorda a qualsiasi ipotesi di soluzione. Nell'incontro ho ricordato che è pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il decreto lavoro che prevede sgravi contributivi per i lavoratori delle aziende del "bianco" (quello degli elettrodomestici, ndr) in crisi: ma la Askoll non ha ritenuto di cogliere questa opportunità».

Per il deputato astigiano «restano poi punti oscuri da chiarire al più presto, a partire dal piano riservato sulla chiusura dello stabilimento redatto negli stessi tempi in cui veniva inviata domanda a Roma per il rinnovo (poi ottenuto) dei contratti di solidarietà». Mentre il deputato Paolo Romano (Movimento 5 Stelle) sottolinea : «La questione è complessa – afferma – e risolvibile solo se tutti troveranno il coraggio, la forza e la competenza per uscirne insieme». Tra gli interventi sollecitati, la necessità che il Governo approvi un piano energetico nazionale, in grado di mantenere in Italia le fabbriche, e garantisca da subito un reddito dignitoso a chi è senza lavoro. «Il presidente del Consiglio Renzi – sottolinea – deve fare subito approvare la proposta di legge del Movimento 5 Stelle per istituire il reddito di cittadinanza».

Da parte sua Gruppo Askoll basa la replica sui dati. «Non ci stiamo – afferma il direttore Comunicazione, Massimo Furlan – ad essere dipinti come coloro che intendono delocalizzare solo per avere maggiori profitti. Lo stabilimento astigiano ha chiuso i bilanci degli ultimi anni in forte perdita (oltre 35 milioni di euro le perdite accumulate tra il 2009 e il 2013) e i piani pluriennali aggiornati evidenziano, almeno fino al 2017, ulteriori ingenti perdite. A fronte di questa situazione Askoll ha valutato attentamente tutte le proposte di sostegno da parte delle Istituzioni. Tuttavia pressuppongono investimenti in ricerca e sviluppo e su progetti innovativi: nel primo caso, però, nessun investimento potrebbe modificare la redditività dei prodotti attuali, insufficiente a coprire i costi fissi e gli ammortamenti conseguenti agli investimenti già attuati. Nel secondo l'eventuale contributo della Regione andrebbe a coprire solo una parte dei costi».

«La chiusura – continua – non è sicuramente parte di un disegno di delocalizzazione e la prova concreta è rappresentata dalla mole degli investimenti attuata a Castell'Alfero (circa 25 milioni di euro in 5 anni) in innovazione di prodotto e di processo per cercare di mantenere la competitività e garantire la sopravvivenza della società. Purtroppo gli investimenti fatti non hanno dato i risultati attesi e sperati. Le cause sono da ricercare in particolare nella crisi che ha colpito il mercato dell'elettrodomestico europeo, impattando fortemente sia sui volumi sia sui prezzi di vendita, entrambi in forte contrazione».

e.f.

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