"Ogni cosa ha la sua ragione d'essere. Le ragioni spiegano persino l'assurdo. Pensate che ci sia tempo per capire le ragioni del comportamento umano? Non credo proprio". La
"Ogni cosa ha la sua ragione d'essere. Le ragioni spiegano persino l'assurdo. Pensate che ci sia tempo per capire le ragioni del comportamento umano? Non credo proprio". La citazione, tratta dalla serie tv Twin Peaks, calza perfettamente al caso della sparizione di Elena Ceste che, da dramma prettamente locale, si è trasformato in un caso mediatico nazionale. Motta, Costigliole, la valle del Tanaro, come la "falsamente reale" Twin Peaks e la non meno fantasiosa Peyton Place molti anni prima hanno assunto nell'opinione pubblica un'aura davvero inquietante, molto lontana dalla realtà. La sparizione di Elena, ancora oggi avvolta nel più fitto mistero, tutti quei dettagli rivelati dal marito, alcuni sicuramente bizzarri da fomentare la morbosa curiosità della stampa a caccia di facile clamore, il famoso video di cui «tutti sapevano in paese», ma di cui, in realtà, nessuno aveva mai sentito parlare, il Tanaro «avaro di corpi», neanche nascondesse più cadaveri che ghiaia sul fondale, la maestra di uncinetto (che però non fa quello di mestiere) vengono descritti tutti i giorni, nei salotti tv come nelle trasmissioni d'inchiesta, alimentando l'immagine di una comunità singolarmente chiusa, sospettosa, pettegola, a tratti da libro giallo. Noi che facciamo giornalismo sul territorio sappiamo che Motta e Costigliole sono molto diverse da come vengono fatte apparire in tv. Perché, parafrasando una battuta del detective di Twin Peaks, viene spontaneo dire che "la scomparsa di Elena Ceste ha profondamente scosso tutti, uomini, donne, bambini, perché la vita ha un senso qui, ogni vita. Ci sono valori che credevo scomparsi, ma mi sbagliavo, li ho ritrovati a Motta e a Costigliole.
Riccardo Santagati