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Con Felice Reggio alle origini del jazz Astigiano
Cultura e Spettacoli

Con Felice Reggio alle origini del jazz Astigiano

Una serata organizzata dal Rotary Club di Asti (presieduto da Antonio Nanni) e dall'Inner Wheel (presidente Giovanna Banchieri), è stata l'occasione per riandare alle origini dei musicisti

Una serata organizzata dal Rotary Club di Asti (presieduto da Antonio Nanni) e dall'Inner Wheel (presidente Giovanna Banchieri), è stata l'occasione per riandare alle origini dei musicisti astigiani che per primi si appassionarono al jazz, una musica che sino ad allora era stata poco conosciuta in città. A rievocare i primi jazzisti astigiani è stato il trombettista Felice Reggio, compositore, arrangiatore e direttore d'orchestra che ha suonato con artisti di fama internazionale, come Chat Baker e Ray Charles.

Il primo gruppo jazz astigiano fu la "Lazy river jazz society", un insieme di giovani studenti il cui leader era un Paolo Conte ancora lontano dalla strada della celebrità e che, con molta versatilità, si esibiva al piano, al vibrafono o al trombone, oppure cantando. La fortuna del gruppo, formatosi nel 1952 anche per la passione di "Mingo" Chiodo, detto "il duca", crebbe rapidamente, cosicchè, quando nel 1959 la formazione astigiana partecipò alla "Coppa del jazz", organizzata a Roma dalla RAI, si classificò in ottava posizione, su ben settanta concorrenti.

Costituivano la "Lazy river jazz society" Italo Boero e Mario Monteregge (trombe), Ugo Ronzano (clarinettista e falegname, costruttore dei primi leggii per gli spartiti), Cosimo Occhiena (chitarra), Marcello Arri (basso e polistrumentista, morto a soli 50 anni) e Fiore Magnone (batteria). Il jazz è uno stile di vita, un modo di pensare, mangiare, viaggiare: il nome non vuol dire nulla, indica semmai qualcosa di diverso, vagamente stanco, mentre la melodia nacque a fine Ottocento ed ebbe come primo grande trombettista Charles "Buddy" Bolden, virtuoso della cornetta e primo musicista di colore a raggiungere la fama a New Orleans. Scaturito da un'integrazione fra la musica colta europea e la poliritmia americana, il jazz ha per caratteristica l'improvvisazione, che consente al musicista di esprimere al meglio le sue idee e sentimenti, magari attraverso lo "swing" che lo contraddistingue.

I pezzi più difficili da suonare sono forse quelli "blues", per la particolarità con cui debbono essere rese alcune note. Negli Anni Trenta il jazz conobbe una buona stagione sia negli USA che in Italia, dove acquistava sempre maggior fama Duke Ellington e l'Italia, dove invece si imponevano Pippo Barzizza ed il Trio Lescano. Molti sono stati i musicisti jazz astigiani, fra cui i nomi più noti sono certamente quelli di Gianni Basso, Giancarlo Pillot , Paolo e Giorgio Conte, Dino Piana, Oscar Valdambrini, Rudy Migliardi, Gianni Bogliano, Mario Monteregge, Fiore Magnone, Ugo Ronzano, Beppe Bergamasco, Piero Cossetta, Franco Maccagno, Gino Ferraris.

Per dare un esempio concreto di come nasca e si esegua un brano jazz, Felice Reggio, accompagnato al pianoforte da Loris Tarantino, ha suonato diversi brani, dedicandoli alla moglie di Gianni Basso, Luciana, anch'essa presente in sala: "Gianni Basso -? ha detto Reggio ?- era l'unico in grado di suonare con gli americani, perché la sua sensibilità musicale era davvero eccezionale."

Renato Romagnoli

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