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Impresa, turismo e inclusione:la formula Cgil per lo sviluppo di Asti
Economia

Impresa, turismo e inclusione:
la formula Cgil per lo sviluppo di Asti

«Asti è un territorio che sta subendo una desertificazione produttiva e si sta impoverendo sempre di più. Se non si interrompe questa deriva la stessa coesione sociale rischia di essere messa in

«Asti è un territorio che sta subendo una desertificazione produttiva e si sta impoverendo sempre di più. Se non si interrompe questa deriva la stessa coesione sociale rischia di essere messa in crisi. L'unica soluzione per uscirne è un cambiamento di mentalità che porti ad una governance comune: un consiglio di esperti composto da Istituzioni, sindacati, imprese, banca del territorio che promuova un nuovo sviluppo della città. Per noi questo sviluppo deve essere equilibrato e puntare non solo sul turismo, ma anche sull'industria, in special modo quella legata al settore enologico ed alimentare. Senza contare che, insieme a questo, Asti può essere una bella città dove respirare arte e cultura, con lo sfondo garantito dalle nostre splendide colline».

E' stata una relazione incentrata soprattutto sul sistema socio-economico della provincia e sulla sua evoluzione congiunturale quella presentata da Giovanni Prezioso, segretario generale provinciale Cgil uscente, al congresso della Camera del lavoro, svoltosi alla fine della scorsa settimana al circolo Way Assauto. Congresso durante cui è stato riconfermato per la terza volta alla guida del sindacato, con 35 voti a favore, 2 contrari e un astenuto da parte del nuovo direttivo. Torinese con origini lucane, Prezioso è a capo del sindacato dal 2009. Di professione infermiere professionale esperto, ha cominciato la carriera sindacale come delegato della Funzione pubblica, per poi dedicarsi all'attività sindacale a tempo pieno e arrivare alla guida della Cgil nell'area di Rivoli, Collegno e Orbassano.

«Il filo conduttore del mio intervento – ha spiegato – è stato il lavoro, sinonimo di dignità. Siamo infatti convinti che non si aprirà una nuova stagione di crescita e sviluppo se non si riparte dal lavoro e della creazione di lavoro. I dati relativi alla situazione socio-economica dell'Astigiano parlano chiaro, come emerge dalla ricerca che ho coordinato insieme a Francesco Montemurro dell'Ires Lucia Morosini, che ha effettuato la ricerca, focalizzata sulla provincia di Asti. Una fotografia da cui emerge una situazione allarmante, da tutti gli indicatori analizzati. Nell'attuale momento di crisi, quindi, occorre un maggior protagonismo del sistema imprese e delle Pubbliche amministrazioni per rimettere in moto l'economia e programmare politiche sociali di sostegno alle fasce più in difficoltà».
Prezioso ha fatto quindi riferimento alle due strade solitamente seguite da lavoratori e aziende per uscire da una situazione di crisi.

«La prima si basa su un atteggiamento individualistico, in base a cui i lavoratori si mostrano più disponibili nei confronti del datore di lavoro e l'azienda cerca di sconfiggere la concorrenza tagliando i costi interni e abbassando il prezzo del prodotto. La seconda è invece basata su una reazione collettiva, in base a cui i lavoratori si uniscono e le imprese ragionano in base ad un interesse generale. Ecco, io sollecito questa seconda strada anche per Asti. Questo significa che, per uscire dalla crisi, tutti gli attori del sistema (Istituzioni, imprese, parti sociali, banca del territorio) devono lavorare insieme su un progetto comune che ponga al centro il lavoro e lo sviluppo locale, rispettando la specificità di Asti (i suoi mestieri e le sue colline). Una specificità che ha concesso, ad esempio, alla Valle Belbo di superare la crisi meglio di Asti città, grazie alla grande qualità, la tipicità e la specializzazione del lavoro di quelle aziende. Senza dimenticare che a Nord di Asti abbiamo la piana villanovese, dove permangono importanti industrie manifatturiere, che potrebbe secondo noi diventare un'area strategica per la logistica di tutta l'area metropolitana. Insomma, negli ultimi 20 anni in Italia, ma anche ad Asti, è mancata una seria programmazione dello sviluppo: occorre recuperare il tempo perduto e creare quella governance di cui abbiamo urgente bisogno».

Terza e ultima parola chiave della relazione è stata inclusione. «Il compito della Cgil – ha concluso Prezioso – nei prossimi anni sarà quello di includere, attraverso il lavoro svolto dalle oltre 20 sedi distribuite nell'Astigiano, tutti quei lavoratori "figli della crisi" e della trasformazione del lavoro negli ultimi anni, che sfuggono alla contrattazione nazionale, e che si possono riunire sotto il grande cappello dei precari. Non è possibile che in un'azienda lavorino gomito a gomito addetti con garanzie e stipendi nettamente diversi: i diritti, come l'indennità per la malattia, devono essere tali nella sostanza, e quindi devono valere per tutti».

Elisa Ferrando

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