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Sta nascendo l'atlante mondiale dei vitigni
Economia

Sta nascendo l'atlante mondiale dei vitigni

Primo, concreto passo verso la realizzazione dell’Atlante Mondiale dei Vitigni, il grande parco botanico diffuso destinato ad ospitare tutti gli esemplari di vitigno del mondo e conservati in aree

Primo, concreto passo verso la realizzazione dell’Atlante Mondiale dei Vitigni, il grande parco botanico diffuso destinato ad ospitare tutti gli esemplari di vitigno del mondo e conservati in aree pubbliche. Il sindaco Marco Gabusi e la sua giunta hanno dato il via libera alla prima costola del progetto, ideato dall’architetto Gianmarco Cavagnino che ne è anche progettista. L’intervento, che prenderà il via nei prossimi mesi, prevede la realizzazione di una quindicina di isole cittadine che ospiteranno esemplari di vitigni, a partire da quelli tipici di astigiano e Piemonte, con la creazione di un percorso tematico per la conoscenza della viticoltura. Il costo è di 60 mila euro, di cui 50 mila in autofinanziamento e 10 mila da contributo della cassa Risparmio di Asti. Iniziativa ambiziosa che, secondo il creativo designer canellese, porterà la Capitale del Moscato e dello Spumante a rinvigorire la propria vocazione enologica, «di città contadina», attraverso la nascita del vigneto diffuso che raccoglierà i 5 mila ceppi sparsi nei quattro continenti. Un pezzo di strada è già stata percorsa. Dalla presentazione del logo, nell’estate del 2010, al sostegno incassato dai Ministeri competenti, Regione e da un pool di sponsor privati. Il “si” potrebbe arrivare anche dall’Unesco, in chiave di sostegno e rafforzamento alla candidatura.

Alla base del progetto, però, ci sono loro, i vignaioli o, per dirla alla Cavagnino, i «contadini custodi della terra». Etnia per nulla trascurabile, in una città che ha fatto dell’enologia il proprio asse portante. Nel territorio comunale lavorano 530 aziende vitivinicole, «patrimonio da non sottovalutare, la nostra vera forza» racconta l’estroso creativo. Il piano si snoda su tre livelli. Primo step, la piantumazione in aree cittadine ben definite dei 15 vigneti tradizionali piemontesi. «Il segnale è chiaro – spiega Gianmarco Cavagnino -: dare autorevolezza alla nostra produzione e riqualificare zone di per sé lasciate ai margini o meno curate». Seconda fase, utilizzare ceppi di viti rampicanti per “mascherare” quelli che sono stati definiti «obbrobri urbanistici». Terza tappa, piantare in piazza Unione Europea i ventisette vitigni caratteristici dell’Ue, uno per ogni Stato membro. A loro, i produttori, toccherà accudire questa vigna a macchia di leopardo.

Ma non basta. Ad ognuna delle 530 aziende vitivinicole verrà chiesto di mettere a dimora, nelle proprie vigne, almeno due vitigni del mondo. «Questa sarà la forza del nostro “vigneto diffuso”, un percorso che sarà oggetto di un piano di comunicazione, legato all’arredo urbano con viti asl posto delle siepi, di percorsi turistici allargandoci, magari, ai comuni vicini».

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