«E se si mettessero da parte le carte bollate e si provasse a trovare una via comune dettata dal buonsenso?»: questa la proposta avanzata da Giovanni Pensabene e Mariangela Cotto, i due consiglieri
«E se si mettessero da parte le carte bollate e si provasse a trovare una via comune dettata dal buonsenso?»: questa la proposta avanzata da Giovanni Pensabene e Mariangela Cotto, i due consiglieri comunali che intervengono nella vicenda di esclusione del Comune di Asti dalla docg dell'omonimo vino Asti. Una esclusione che la scorsa settimana è stata decretata da una sentenza del Consiglio di Stato contro la quale l'azienda Castello del Poggio, del gruppo Zonin, ha già peraltro annunciato di appellare con un ricorso per gravi errori materiali. «Questa lunghissima guerra giudiziaria fra Zonin e i moscatisti -ha spiegato la Cotto- ha finito per schiacciare i piccoli produttori astigiani, quelli sulle colline intorno alla città che dà il nome alla docg. Che, a mio parere, hanno tutto il diritto di poter etichettare i loro Asti con la denominazione di origine controllata».
«Dopo aver in più occasioni chiesto al sindaco di attivare una sede di confronto tra le diverse parti in causa per evitare che una disputa tutta interna al nostro territorio potesse, alla lunga, danneggiare l'immagine del prodotto a livello internazionale» Pensabene e la Cotto hanno mandato in questi giorni la convocazione ad una riunione che si terrà venerdì pomeriggio in municipio al Sindaco, al commissario Ardia, alla Coldiretti, alla Cia, alla Confagricoltura e alla Confcooperative. «Un primo passo è quello di convocare le istituzioni e le associazioni di categoria per verificare se è possibile intraprendere una strada che porti all'ingresso concordato dell'Asti nella docg -spiega Pensabene, che nella sua veste di assessore all'agricoltura della giunta Voglino aveva fortemente spinto questa soluzione- Non ha alcun senso che Asti sia fuori dal disciplinare e l'obiettivo che ci poniamo è quello di individuare una ventina di ettari di vigneti da destinare alla docg. Venti ettari da dividere fra il Castello del Poggio di Portacomaro Stazione e le altre zone vitate del Comune».
I requisiti per ottenere la docg anche per il Comune di Asti erano già stati esplorati e confermati da uno studio che lo stesso Pensabene commissionò all'Istituto Sperimentale Penna quando era assessore. «Facemmo noi la proposta di allargamento della zona di produzione anche ad Asti ma proprio due astigiani, all'epoca membri della Commissione Vitivinicola Nazionale, votarono contro».
L'incontro di venerdì è stato pensato per tastare le volontà delle parti: se dovesse già nascere una linea di mediazione, allora il passo successivo coinvolgerà i "contendenti" della vicenda giudiziaria.
Daniela Peira