Ipotizzabile e notevole il successo di pubblico registrato dai Negrita mercoledì sera, al Palco 19 di Asti, nellultima tappa del tour acustico nei teatri italiani. Oltre due ore di concerto tra
Ipotizzabile e notevole il successo di pubblico registrato dai Negrita mercoledì sera, al Palco 19 di Asti, nellultima tappa del tour acustico nei teatri italiani. Oltre due ore di concerto tra successi storici e un paio di sorprese per i molti fan presenti. Il giorno prima dellesibizione abbiamo scambiato qualche battuta con Drigo (allanagrafe Enrico Salvi), chitarrista e cofondatore del gruppo. Ecco gli spunti più interessanti emersi dalla piacevole chiacchierata.
Come definiresti questa, relativamente nuova, esperienza nei teatri?
«Una scoperta eccezionale perché si sta rivelando più espressiva e potente rispetto ai live elettrici negli stadi e nei palazzetti. Tra il palco e il pubblico si crea una dimensione ravvicinata che stiamo imparando a conoscere e apprezzare giorno dopo giorno».
E difficile riarrangiare un repertorio come il vostro in versione acustica?
«No, direi più che altro stimolante e divertente. Di solito a noi viene semplice e spontaneo lavorare alla musica. Il nostro scoglio è comporre i testi. Per fortuna in questo caso si trattava solo di arrangiare la materia strumentale e abbiamo potuto giocare parecchio con le note».
Difficoltà tecniche invece?
«Con gli strumenti acustici è difficile ottenere unamplificazione adeguata a riprodurne fedelmente la purezza del suono».
Asti è lultima tappa del tour, che bilancio vi sentite di tracciare?
«Eccezionale. Tutti i concerti sono andati esauriti. Ogni sera il pubblico si alza e partecipa cantando e ballando. Sai, i teatri sono posti abbottonati ma ideali per sprigionare al massimo lemotività della performance e questo ci gratifica ogni serata di più».
I due inediti che presentate in scena sono lanticamera di un nuovo album?
«Finito il tour passeremo il Natale in famiglia. A gennaio inizieremo a lavorare al nuovo album. Cercheremo nuove strade. Avremmo voluto comporre il disco su un pullman on the road, ma abbiamo dovuto rinviare lesperimento. La mezza idea che abbiamo ora è di visitare due città centrali per la cultura moderna, Londra e Berlino, e lì scrivere il nuovo materiale. Per fortuna facciamo molti concerti allestero, dalla Cina agli Usa, e questo ci aiuta a mantenere il contatto con il presente, con quello che cè nellaria».
Siete sulle scene da quasi ventanni, cosa vedete guardandovi indietro?
«Un percorso molto particolare. Una crescita lenta, voluta, distante dallintrattenimento fine a sé stesso. Siamo cresciuti nei consensi e nel pubblico tramite il passaparola e i concerti, anno dopo anno. Abbiamo percorso molta strada, come un vero gruppo di amici e musicisti uniti. Siamo maturati insieme e davanti abbiamo ancora molti chilometri da percorrere».
Luca Garrone