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Bulgara accusata di accoltellamento:«Voleva violentarmi, mi sono difesa»
Cronaca

Bulgara accusata di accoltellamento:
«Voleva violentarmi, mi sono difesa»

«”Ragazza mia, adesso ti faccio vedere io”. Poi si è avvicinato, ha prima tentato di strangolarmi, poi mi ha colpito con una sedia e mi ha buttata a terra, mi ha strappato la maglietta di dosso

«”Ragazza mia, adesso ti faccio vedere io”. Poi si è avvicinato, ha prima tentato di strangolarmi, poi mi ha colpito con una sedia e mi ha buttata a terra, mi ha strappato la maglietta di dosso e non voleva staccarsi. Ho avuto paura, nessuno intorno aveva intenzione di difendermi, così l’ho respinto come potevo, ho preso un coltello dalla tavola e l’ho colpito per tenerlo lontano. Gli ho anche dato un pugno in faccia e gli ho fatto male con l’anello. Lui è caduto a terra e a quel punto ho chiamato i carabinieri, spaventata». E’ il racconto di Elka Pavlova, la donna bulgara sotto processo per il tentato omicidio di un connazionale avvenuto in una cascina di San Marzano Oliveto nel marzo del 2011.

La Pavlova ha raccontato di aver accoltellato l’uomo per difendersi da un tentativo di violenza al quale gli altri occupanti della casa non si erano opposti (il suo fidanzato perchè stava dormendo in un’altra camera e gli altri perchè ubriachi). Braccianti agricoli, si trovavano in questa cascina disabitata messa a disposizione da uno dei loro datori di lavoro per le chiamate stagionali. Nella stessa udienza, in cui la pubblica accusa è sostenuta dal pm Tarditi, si è assistito anche ad uno scontro fra i periti chiamati ad esprimersi sulle lesioni riportate dal ferito, che non si è costituito parte civile nè è stato possibile rintracciare per testimoniare. Secondo la dottoressa Rita Celli, incaricata dal pm, delle tre ferite da arma da taglio (viso, collo e torace) solo quest’ultima era la più grave, avendo perforato il polmone e messo in pericolo di vita l’uomo.

Secondo Roberto Bramafarina, incaricato dalla difesa Caranzano-Malabaila, la ferita al viso non è stata provocata dal coltello ma dall’anello indossato durante lo sferramento del pugno, le ferite al collo erano lievi e anche quella al torace probabilmente è stata fatta in un tentativo di difesa ed allontanamento della vittima più che di offesa volontaria. Sulle altre ecchimosi rilevate sulla vittima e le piccole lesioni ai polsi, il perito della difesa ha dichiarato che potrebber essere state inferte prima dell’accoltellamento, nella fase di “allontamento” e difesa della donna che si sentiva minacciata di violenza.

d.p.

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