Asti Pride: un bilancio molto positivo e 8000 partecipanti
Gli organizzatori parlano di circa 8.000 persone e probabilmente non si discostano troppo dal numero reale dei partecipanti al primo Asti Pride. Dopo tante discussioni, polemiche, querelle politiche e non, sabato pomeriggio il Pride è andato in scena e come ogni prima che si rispetti è stato accompagnato, fino all’ultimo, da molti timori: saranno in tanti a sfilare? Gli astigiani risponderanno bene? Si eccederà oltre i limiti del “consentito”?
Timori che, forse, sono stati esagerati da chi non aveva mai partecipato a un Pride “di provincia”, ma anche fomentati sui social da piccoli gruppi di astigiani contrari a queste manifestazioni.
Tutti dubbi spazzati in un attimo dopo i primi minuti del Pride quando gli organizzatori, CGIL Nuovi Diritti, l’Associazione Love is Love – Arcigay Asti e il Comitato ARCI, hanno dato il via alla parata da piazza del Palio. «Signor Capitano – ha detto Vittoria Briccarello citando le parole che il sindaco ripete in occasione di ogni Palio – vi do licenza di correre il Pride nell’Anno del Signore 2019: e che Raffaella Carrà vi assista».
Da qui in poi non solo coppie gay, lesbiche, appartenenti alla comunità LGBTQI, ma anche moltissime famiglie arcobaleno e tradizionali hanno sfilato fianco a fianco per rivendicare uguaglianza di diritti, leggi più severe contro i reati a sfondo omofobico, una maggiore attuazione degli articoli 2 e 3 della Costituzione e una società che non escluda, ma includa tutti i cittadini indipendentemente dai loro orientamenti sessuali.
Violenze e oscenità? Non all’Asti Pride
Chi si aspettava, o aveva profetizzato che la sfilata del Pride sarebbe stata una manifestazione indecente, immorale o altro, è rimasto deluso perché nulla di tutto questo è avvenuto. Anzi, è capitato esattamente il contrario: la sfilata del Pride si è aperta la strada, accompagnata in maniera molto efficiente dalle forze dell’ordine e da un proprio servizio di vigilanza, lungo corso Einaudi, per poi proseguire in piazza Alfieri, corso Alfieri, piazza Roma, via Roero fino a piazza San Giuseppe.
Una fiumana di gente, di gioia, di colori, di musica; non un solo atto violento, né atteggiamenti che potessero sconvolgere il comune senso del pudore. Volgarità gratuite, tenuto conto che si è trattato di un evento nato per essere sopra le righe, non ci sono state e se qualcuno fosse rimasto “sconvolto” da una ragazza quasi in topless, dovrebbe farsi un giro sulla riviera romagnola in questo periodo. Non a caso all’Asti Pride hanno partecipato associazioni di ogni tipo e il patrocinio del Comune, la cui scelta ha spaccato la Giunta Rasero, ha invece suggellato il messaggio di inclusione e rispetto verso tutti da parte della nostra città.
La sfilata del Pride è stata una festa, ma anche un momento commemorativo: in piazza Roma, davanti ai giardini Alganon, la parata si è fermata per ricordare Miguel, 19 anni, attivista della comunità LGBTQI e vittima di un’aggressione sessuale proprio in quei giardini. Miguel si suicidò pochi mesi dopo quel fatto. A ricordarlo dal carro principale del Pride è stata la sorella Cinzia: «Miguel aveva due sogni: essere se stesso ed essere libero. Oggi lui è con noi e noi siamo qui al suo posto con il coraggio che avete dimostrato. Vi amo».
Il sindaco Rasero: «È una festa bellissima»
In piazza Roma il corteo è stato accolto dal sindaco Rasero con la fascia tricolore, ma l’accoglienza è stata reciproca perché anche gli organizzatori del Pride hanno salutato il primo cittadino con un caloroso applauso. Rasero ha stretto la mano ad alcuni di loro e al padrino della manifestazione, l’attore, scrittore e conduttore radiofonico Carlo Gabardini.
«E’ una bellissima festa – ha poi detto il sindaco – si sono lanciati messaggi importanti come poche altre volte si è visto in questa città. Ho deciso volutamente di aspettarvi qui e non fare la sfilata perché questo è il luogo centrale dell’iniziativa, un posto dal quale deve partire un urlo che facciamo tutti insieme e che dica no a ogni forma di discriminazione. In questa piazza sono capitati dei fatti incresciosi – ha concluso il sindaco ricordando il caso di Miguel – e che hanno portato un giovane ragazzo a prendere una triste decisione. Ci auguriamo che non succeda mai più, quindi dico grazie a tutti e viva il Pride di Asti».
Dopo la sosta in piazza Roma la parata arcobaleno si è rimessa in movimento lungo corso Alfieri dove i partecipanti hanno ripreso a cantare e ballare a ritmo dei grandi successi di musica pop, sigle dei cartoni animati, ma anche di Bella Ciao. Tutti insieme, gay ed etero, hanno intonato la canzone simbolo della Resistenza fino a quando non hanno raggiunto via Roero per l’ultima parte del percorso.
Una decina di minuti dopo il Pride è entrato in piazza San Giuseppe dove, ad attenderlo, c’erano i punti ristoro. Qui si sono tenuti i discorsi ufficiali di chiusura della sfilata e il saluto al prossimo Pride che potrebbe essere ospitato, nel 2020, ad Alba per poi tornare ad Asti ogni due anni. Il bilancio dell’iniziativa è molto positivo non solo in termini numerici, ma anche per la risposta che Asti ha saputo dare dimostrandosi una città aperta e sensibile al cambiamento. Le attività del centro, soprattutto bar e gelaterie, hanno lavorato bene e il clima, pur afoso, è stato tollerabile.
Ora l’amministrazione Rasero avrà modo di confrontarsi sul parata e di fare un bilancio ragionato. Difficile che la Giunta possa ricompattarsi sul caso, ma citando Vittorio Alfieri, simbolo di questo primo Pride, chi «volle, fortissimamente volle» questa manifestazione ha avuto ragione e riconoscerlo non è mai troppo tardi.