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Prendere l'autobus, c'è chi preparail piano di battaglia
Cronaca

Prendere l'autobus, c'è chi prepara
il piano di battaglia

Dopo i tagli e le modifiche agli orari il servizio d’autobus di Asti è ancora competitivo? Che tipo di utenza prende il bus? Gli autisti cosa devono affrontare tutti i giorni nell’infernale

Dopo i tagli e le modifiche agli orari il servizio d’autobus di Asti è ancora competitivo? Che tipo di utenza prende il bus? Gli autisti cosa devono affrontare tutti i giorni nell’infernale traffico cittadino? Abbiamo deciso di scoprirlo passando una mattinata tra una linea e l’altra, parlando con la gente e facendoci raccontare dai conducenti le problematiche che incontrano nello svolgere il loro lavoro. In una rivendita del centro acquistiamo un biglietto giornaliero per muoverci liberamente. Sono le 8.46 di mercoledì quando vediamo arrivare la navetta elettrica in corso Alfieri, all’altezza di piazza Torino. Ad attenderla dodici persone, molte delle quali anziane, che usano abitualmente il mezzo per raggiungere il centro storico. Da pochi giorni il bus gratuito di Asti è stato ridotto nel servizio: ne gira uno solo tra piazza Torino e piazza Alfieri, cosa che ha provocato i malumori dei cittadini di San Pietro.  

La calca per salire continua però ad esserci perché, come ci racconta la signora Carla, «alla fine non costa niente e ci passa proprio sotto casa. Fino a quando lasceranno gratis la navetta continuerò a prenderla». Il viaggio è breve, piuttosto scomodo in mezzo a tutte quelle persone, ma nel giro di pochi minuti arriviamo al capolinea provvisorio all’angolo con via del Teatro. Oltre non si può andare perché piazza Alfieri è chiusa per l’allestimento del Palio. Facciamo una passeggiata e raggiungiamo via Rosselli dove, alle 9,10, saliamo sul 3 in direzione Canova. Il pullman è pieno di gente diretta verso il mercato di piazza del Palio. Chiediamo alla signora Maria, che conosce tutti i tragitti e gli orari del servizio pubblico, se è soddisfatta o se ha delle critiche da muovere al Comune e all’Asp. «In questo momento non mi lamento ma speriamo che mantengano almeno queste corse perché vengo da una zona periferica e senza bus non riuscirei a muovermi».

Un’altra signora, intervistata sul medesimo tragitto, si lamenta che in corso Ivrea il passaggio dell’1, usato dalla nipote per andare a scuola, sia ormai ad orari impossibili: «O prende quello delle 7,34 o quello delle 8,21. In ogni caso sono entrambi scomodi perché il primo passa troppo presto per andare a scuola, il secondo decisamente tardi». Più che sul costo dei biglietti (Asti ha una tipologia di abbonamento mensile a 13 euro, tra i meno cari d’Europa) è infatti l’attesa alle fermate la critica che ritorna sovente tra i passeggeri. «Questa settimana ci sono i disagi dovuti al Palio ma ho già visto che dovrò rivedere le mie abitudini perché, andare all’ospedale partendo da via Torchio, è veramente un’impresa» racconta Enrica, pensionata, mentre ci mostra il proprio abbonamento.
Da molti viaggiatori ci viene segnalato il problema sulla linea 2, quella che serve il cimitero di viale Don Bianco e collega il centro con via Spandre e via Madre Teresa di Calcutta. Lo prendiamo alle 10,04 da piazza Marconi, lo snodo principale della rete urbana. Tra gli utenti c’è comunque molta confusione a causa della chiusura di piazza Alfieri e sono in tanti a chiedere se stanno salendo sul bus giusto per raggiungere questa o quella destinazione.

«Non è possibile avere il cimitero servito da un solo autobus ogni ora – lamenta la signora Giovanna che è diretta in via Urbani – So che in via Spandre stanno raccogliendo delle firme per chiedere al Comune il passaggio di più pullman». Scendiamo dal 2 in corso Don Minzoni e attendiamo una quindicina di minuti il 3 diretto verso la zona industriale di corso Alessandria. Arriva alle 11.30 e, più procede nel tragitto, più inizia a caricare persone molte delle quali scenderanno in via Ungaretti. Alcuni passeggeri ci raccontano che superato il quartiere Praia, il pullman viaggia praticamente vuoto (come infatti constatiamo poco dopo) perché sono veramente pochi gli utenti che raggiungono la zona industriale con il servizi pubblico. «Attese troppo lunghe, un giro assurdo – racconta Sergio, studente delle superiori – Io non ho ancora la patente ma è ovvio che chi può prendere l’auto lo fa perché nessuno ha voglia di perdere tutto questo tempo ad attendere il pullman». Da corso Alessandria torniamo indietro fino alla stazione e proseguiamo con il 3 in direzione del Palucco. Anche in questo caso sono relativamente pochi i passeggeri diretti verso il capolinea.

Un quarto d’ora dopo siamo nuovamente in piazza Marconi. Scendendo scambiamo due parole con alcune signore in attesa del 7 e dirette all’ospedale. Tutte hanno in mano i nuovi orari in vigore da lunedì e una di loro, che accompagna il marito ad una visita, si è appuntata le corse che intende prendere per tornare a casa il prima possibile. «Mia moglie ha fatto un vero e proprio piano di battaglia perché qui, se salti una corsa, arrivi a babbo morto» commenta ironicamente il marito indicandoci alcune persone in attesa del pullman e tutte intente a confrontarsi sul nuovo orario. Pochi minuti dopo arriva il 7 e l’anziana coppia ci saluta con una preghiera: «Dica al sindaco che a noi pensionati interessa andare all’ospedale e al cimitero. Magari potrebbe mettere le navette gratuite su queste linee non in corso Alfieri dove non portano da nessuna parte».

Riccardo Santagati

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