Suggestivo allestimento per il concerto organizzato domenica nella Cattedrale di Asti. Musicisti e soprano erano posizionati nel coro, invisibili al pubblico che poteva contemplare solo il crocifisso illuminato
La Cattedrale romanico-gotica di Asti ha fatto da splendido scenario al Concerto per la Settimana Santa di domenica scorsa, organizzato dall'Istituto diocesano liturgico-musicale e giunto alla quarta edizione. Il violoncellista Marco Demaria, dopo i saluti, spiegava come «sia stato facile riproporre l'opera di Bach musicalmente anche ad orecchio non allenato, è identico al testo di Pergolesi Stabat Mater anche se scritto in tedesco. Va fatta particolare attenzione alla parti vocali che sono state variate e rese più fiorenti. Anche il finale è stato cambiato, la fuga costituisce l'ultimo atto, l'Amen, ed è in Fa minore e poi viene ripreso in tonalità maggiore, dunque in forma più lieta e direi pasquale. Nel Settecento era usanza, in area tedesca, riprendere musiche già scritte e riproporle con altri testi».
I musicisti e le coriste erano posizionati nel coro, dietro l'altare maggiore perché migliore era l'acustica e le immagine venivano proiettata su un grande schermo; la Cattedrale era al buio, illuminati soltanto il Crocifisso e il Coro, proprio per una maggior concentrazione e meditazione da parte del pubblico che ha mostrato ampio interesse per un concerto affascinante ed a tratti gustoso, con l'interscambio tra le soliste e l'ottima tecnica e preparazione dei musicisti.
Il programma vedeva protagonisti l'ensemble Armoniosa con Francesco Cerrato primo violino, Marco Mazzucco secondo violino, Marco Demaria violoncello, Federico Mazzucco viola, Robrto Stilo violone, Michele Barchi continuo, Daniele Ferretti organo e Francesco Cerrato violino concertante nell'esecuzione del testo Tilge, Hòchster, meine Sùnden (Cancella, Altissimo, i miei peccati) di Johann Sebastian Bach, i quattordici brani sono stati interpretati dal soprano Susanna Crespo Held e dal contralto Magdalena Aparta.
A concerto concluso, don Simone Unere, direttore dell'Idilim, ci fornisce un commento: «Pergolesi nello Stabat Materaveva scelto di lasciare la realizzazione armonica al solo continuo e usava gli strumenti come sostegno per le voci, mentre Bach per la maggior parte dei brani, ad eccezione del n° 9 Alla breve e dell'Amen finale, ha riscritto la parte della viola e talvolta del violino secondo, realizzando pienamente l'armonia anche nelle parti strumentali. In quest'opera, si nota la personalità del cantore di Lipsia, attratto da un lato dalla musica italiana e dall'altro non disposto a rinunciare alla propria poetica, figlia della tradizione contrappuntistica tedesca del Nord».
Guido Gabbio