Si rischiano cinque nuovi casi di emergenza abitativa, tra cui quello di un inquilino moroso perché non può subentrare al contratto di affitto della compagna deceduta. Per Carlo Sottile, del Coordinamento Asti Est, si tratta di casi risolvibili con un po' di buona volontà. Ma per l'assessore Piero Vercelli si dice contrario ad ogni forma di assistenzialismo fine a se stesso…
Sono cinque i casi particolari che il Coordinamento Asti Est, volto a risolvere ed impedire nuove emergenze abitative in città, ha portato allattenzione dellAtc e dellAssessorato ai Servizi Sociali. Cinque casi che, secondo il presidente Carlo Sottile, «possono essere risolti facilmente con un po di buona volontà da parte degli enti preposti così da scongiurare nuove emergenze abitative rispetto alle 121 che già ci sono». Sottile, che abbiamo incontrato sabato mattina ad Asti Est insieme ai protagonisti di questi casi, spiega che i problemi sono dovuti principalmente a due fattori: «Nel 2010 è stata rivista la legge che regola gli alloggi di edilizia residenziale pubblica diventando più restrittiva in materia di subentri, dichiarazioni dei redditi e ospitalità ma, secondo noi, lAtc non ha informato abbastanza nel dettaglio gli inquilini su questa riforma, persone che, purtroppo, spesso non leggono con attenzione i contratti di locazione di cui sono intestatari. Ecco perché alla fine ci sono casi come quelli che segnaliamo oggi».
Linformativa sulle cinque famiglie che rischiano di entrare in emergenza abitativa è stata spedita dal Coordinamento agli enti interessati il 10 febbraio scorso ma, spiega Sottile, «ad oggi non abbiamo ricevuto ancora risposte in merito». Casi sono molto diversi tra loro: cé chi ha chiesto di subentrare nel contratto daffitto alla compagna deceduta ma, poiché ritenuto moroso, non ha potuto farlo finendo con lessere «occupante abusivo di un alloggio popolare» e chi, invece, è entrato in una casa popolare per accudire un fratello malato (e con obblighi giudiziari causa precedenti con la giustizia) e poi deceduto al quale però sarebbe stato contestato labbandono volontario dellalloggio per un periodo superiore ai 3 mesi così da far decadere il diritto ad abitarci.
Cè poi il caso di un altro signore che ha chiesto di subentrare nel contratto di affitto del padre (oggi ricoverato al Maina) ma la cui domanda non sarebbe stata accettata per una morosità di 8mila euro e per non aver avuto, al momento di presentare i documenti, i requisiti necessari ad ottenere il diritto di abitare (la residenza da almeno 2 anni nellalloggio in questione).
Ci sono poi due compagni (lei è mamma di un bambino di 10 anni e uno di 2) che vivono in una casa molto piccola perché, entrambi assegnatari di un alloggio Atc, si sono visti contestare la decadenza dellassegnazione per «ospitalità abusiva» di lui rispetto alla compagna. Successivamente il Comune ha annullato il provvedimento di decadenza della signora ma non quello del compagno. Il Coordinamento in questo caso ha chiesto che lAtc prenda atto delleccezionalità del caso dando il consenso per un cambio alloggio e riconoscendo il nuovo nucleo familiare. Cè infine una signora, separata dal marito assegnatario di un alloggio Atc ma domiciliato altrove, che chiede di poter subentrare allo stesso nel contratto di affitto. In questo caso la presenza di morosità renderebbe impossibile dare lassenso da parte dellAtc per quanto il Coordinamento abbia proposto, invece, un piano di rientro sostenibile.
Lassessore Vercelli (Servizi Sociali) replica al Coordinamento spiegando che «stiamo facendo unistruttoria su ogni singolo caso segnalato per valutare cosa fare e che risposte dare agli inquilini ma su un punto voglio essere molto franco: è nostra intenzione responsabilizzare queste persone perché siamo contrari ad ogni forma di assistenzialismo fine a se stesso».
r.s.