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«Più controlli su chi fa sconti in anticipo»
Economia

«Più controlli su chi fa sconti in anticipo»

C’è un comune denominatore che caratterizza la prima settimana dei saldi estivi 2013: un calo delle vendite rispetto all’edizione 2012. Certo, i commercianti hanno lavorato un po’ più rispetto

C’è un comune denominatore che caratterizza la prima settimana dei saldi estivi 2013: un calo delle vendite rispetto all’edizione 2012. Certo, i commercianti hanno lavorato un po’ più rispetto alla stagione “ordinaria”, ma meno rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Come in tutta Italia, anche in città le vendite promozionali – che riguardano principalmente abbigliamento, calzature e pelletteria – sono cominciate sabato 6 luglio per proseguire lungo l’estate, in quanto dureranno otto settimane, e ad Asti hanno visto un’anteprima giovedì 4 luglio, alla sera, promossa dal Centro commerciale naturale “Asti Le cento torri”, costituito da Ascom, Confesercenti, Cna e Confartigianato e dall’associazione “Quinto elemento”.

«Questa prima settimana – commenta Mauro Ardissone, presidente provinciale di Confesercenti – è andata maluccio. Ovviamente i commercianti hanno lavorato di più rispetto alla stagione, ma comunque meno del passato, in quanto i consumatori comprano nei saldi lo stretto necessario e non fanno “scorte”. Vista la situazione, manifesto quindi anche quest’anno la mia perplessità sui saldi: secondo me rappresentano un sistema che non è più al passo con i tempi, in quanto i consumatori sono ormai abituati a iniziative promozionali (anche per effetto della grande distribuzione, ndr) tutto l’anno, e i saldi non rappresentano più quell’evento atteso come in passato. Inoltre sono sbagliate le date, in quanto dovrebbero essere veramente “a fine stagione”, e non a metà come avviene da alcuni anni a questa parte».

Ardissone, poi, interviene pubblicamente in risposta a quei cittadini che, sui social network, citano episodi di negozianti disonesti che alzano i prezzi originari in occasione dei saldi. «Pregherei queste persone che pubblicano episodi di questo tipo, soprattutto su Facebook – indica – di fare anche il nome e il cognome delle persone in questione. Altrimenti queste accuse, limitate comunque a pochi casi, vanno ad appannare l’immagine dell’intera categoria dei commercianti». Le percentuali di sconto in città sono molto varie, a seconda dei negozi e degli articoli proposti, e vanno dal 5 al 70%. Alcuni negozi hanno deciso, visti i saldi, di tenere aperto il lunedì mattina (quando si sono contate 13 serrande alzate nel solo tratto di corso Alfieri tra piazza Alfieri e piazza Roma) mentre, ovviamente, la domenica non è stata presa in considerazione come giorno speciale di apertura vista la stagione estiva. «Dato il periodo difficile – commenta Ardissone – alcuni colleghi hanno deciso di ampliare l’orario al lunedì mattina, visto che la domenica sarebbe antieconomico, dato che la gente va al mare, in piscina o in campagna e, se va in centro, lo fa dalle 18.30 in poi».

Parla di un calo di vendite generale che si attesta sul 10% Claudio Bruno, direttore provinciale di Ascom Confcommercio. «E’ una diminuzione significativa – commenta – in quanto, in particolare nell’ambito dell’abbigliamento, le vendite effettuate nel periodo di saldi costituiscono ormai il 25 – 30% del totale. Quindi, a livello di Ascom nazionale, stiamo effettuando anche ad Asti un sondaggio per capire dai nostri iscritti se sono ancora favorevoli ai saldi o se, invece, preferirebbero la liberalizzazione totale. E, nel primo caso, quali date ritengono più opportune, in modo da arrivare a formulare una proposta il più possibile condivisa alla Conferenza Stato – Regioni».

Anche Dino Penna, presidente del Centro commerciale naturale, sottolinea le difficoltà. «L’avvio della stagione di sconti – commenta – è stata al di sotto delle aspettative, in linea con la stagione precedente, per cui si possono trovare negozi che applicano sconti più alti perché hanno bisogno di “fare cassa” per acquistare le collezione successiva, e altri più bassi, i quali non vogliono invece svendere un articolo di stagione. Quste considerazioni si legano al ragionamento sul sistema dei saldi che sta creando un forte dibattito nella categoria: personalmente sarei per i saldi alla fine effettiva delle stagioni estiva e invernale, perché la liberalizzazione totale sarebbe un regalo alla grande distribuzione, l’unica in grado di proporre promozioni tutto l’anno».

Altra osservazione riguarda poi la questione “magazzini”, perché sembra proprio che ormai i commercianti tengano pochi capi per taglia o numero, per cui trovare la camicia o il paio di scarpe addocchiati durante la stagione è, in molti casi, un vero e proprio colpo di fortuna. «E’ vero – afferma Penna – ormai noi negozianti siamo costretti a limare il più possibile il campionario in quanto lo Stato, per il calcolo del reddito, non riconosce il deprezzamento degli articoli invenduti. Questo sistema è sempre esistito, ma ora pesa di più vista la crisi economica, ed è in grado di mettere in ginocchio certi negozi. Per questo a livello nazionale sono in molti a chiedere che venga riconosciuto il deprezzamento di quei capi, che se venduti dopo la stagione, vengono certamente proposti ai clienti scontati».

Elisa Ferrando

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