Filippo Graglia, giovane ingegnere di Castelnuovo Don Bosco, ha raccontato in un libro il suo viaggio in bici lungo 25.000 km
Cos’è un toubabou? E’ una persona “dalla pelle bianca” ed è uno dei modi con cui molti popoli dell’Africa Occidentale chiamano un europeo. Compreso il giovane ingegnere aerospaziale Filippo Graglia, 32 anni, protagonista di un avventuroso viaggio in bici tra l’Astigiano e il Sudafrica. Ben 615 giorni di pedalate per 25.000 km di tragitto attraverso la Francia e la Spagna, poi superato lo Stretto di Gibilterra, Marocco, Sahara Occidentale, in Mauritania, in Senegal, in Gambia, nella Guinea-Bissau, in Guinea, nella Sierra Leone, in Liberia, in Costa d’Avorio, nel Burkina Faso, nel Togo, in Benin, nella Nigeria, nel Camerun, nel Congo, nell’Angola, nella Namibia fino al Sudafrica.
L’incredibile avventura di Filippo si è conclusa a settembre quando ha fatto ritorno nella sua casa di Castelnuovo Don Bosco dove ad attenderlo c’erano la mamma Carla Villata, il papà Ezio e la sorella Martina con parenti, amici, amministratori locali e i giornalisti ai quali Filippo descrisse l’emozione di un viaggio che meritava di essere fatto, ma anche ricordato.
Detto, fatto. Da qualche giorno è disponibile il libro autobiografico, “All’orizzonte un toubabou: 25000 km di emozioni in bici” che Filippo ha scritto mettendo insieme i ricordi, le sensazioni, le difficoltà della sua impresa, ma soprattutto la straordinaria umanità riscontrata nelle popolazioni locali pronte ad accogliere quello strano “toubabou”, in bici, lungo sentieri impervi, tra rischi e pericoli di varia natura.
Filippo, infatti, è stato arrestato due volte in Nigeria come sospetto terrorista (poi rilasciato senza alcuna conseguenza), ha rischiato la vita dopo aver contratto una brutta malaria nella foresta e ovviamente ha fatto i conti con i problemi tecnici che ha comportato il suo lungo tragitto (ha dovuto sostituire 11 copertoni e 8 catene alla sua inseparabile compagna di viaggio). Un’esperienza raccontato anche sui social, a cominciare dalle foto disponibili sul suo profilo Instagram.
Un racconto sincero alla scoperta delle popolazioni locali
“Non ho voluto scrivere una guida di viaggio o cose del genere perché non era quello il mio scopo – spiega Filippo – ma ero partito per scrivere un diario, poi mi è venuta l’idea di farlo diventare un libro. Nel volume, che si conclude con il mio arrivo in Sudafrica, ha voluto raccontare eventi che mi sono accaduti, ma anche approfondire alcune questioni di carattere più sociale”.
Un capitolo del libro è stato scritto dalla mamma Carla che ha dovuto separarsi dal figlio per molto tempo, ma l’ha sempre sostenuto fino a diventarne un “gregario”, in bici, negli ultimi chilometri in direzione di casa.
Il libro è disponibile su Amazon in formato cartaceo e digitale, oppure a Castelnuovo Don Bosco nell’edicola Moda Franco di via Marconi 1. Ma non solo. Il volume è anche disponibile nella Cantina “Graglia Vini”, sempre a Castelnuovo Don Bosco, gestita dalla famiglia di Filippo e che quest’anno ricorda i 90 anni dall’apertura. Chi acquisterà il libro in Cantina, potrà avere in omaggio una speciale bottiglia dedicata all’importante anniversario.
Graglia ha scritto il libro trascorrendo un lungo periodo di riposo in montagna, nella frazione di Soucheres – Basses, vicino a Pragelato. La montagna, una delle sue passioni, che oggi gli sta offrendo un’occasione per sperimentare un’altra esperienza interessante e molto lontana degli studi effettuati e dal lavoro che aveva prima dell’impresa.
“In questo momento lavoro in un agriturismo in Valgrana, a Campofei, e sto imparando a produrre i formaggi. E’ uno stile di vita che mi piace. In futuro vedremo, anche se tra novembre e dicembre ho in mente di fare un altro viaggio in bici, questa volta più breve”.