M.O./ Monti sceglie per il sì alla Palestina: Aiuterà moderati
Da Israele ‘grande delusione’. P. Chigi: ‘Restiamo loro amici’
Roma, 29 nov. (TMNews) – Alla fine l’Italia voterà a favore della risoluzione che attribuisce alla Palestina lo status di Stato non membro osservatore permanente all’Assemblea generale delle Nazioni Unite. La decisione è stata messa nero su bianco in una nota di palazzo Chigi a poche ore dal voto, e ha immediatamente provocato la reazione negativa dell’ambasciata israeliana, che ha manifestato “delusione” per la scelta del governo.
Nella nota il governo si premura di spiegare la decisione inquadrandola come “parte integrante dell’impegno del Governo italiano volto a rilanciare il Processo di Pace con l’obiettivo di due Stati, quello israeliano e quello palestinese, che possano vivere fianco a fianco, in pace, sicurezza e mutuo riconoscimento”. E a scanso di equivoci, si ricorda che il Governo “si è adoperato in favore della ripresa del dialogo e del negoziato, moltiplicando le occasioni di incontro con le parti coinvolte nel conflitto Medio-Orientale, in particolare da parte del Presidente del Consiglio, ricevendo conferma della loro volontà di riavviare il negoziato di pace e giungere all’obiettivo dei due Stati”.
Spiegazioni necessarie, e rappresentate anche al premier israeliano anche perchè la decisione del governo non era scontata: lo stesso Mario Monti, riferiscono fonti di governo, ha lungamente soppesato i pro e i contro, a partire dal rischio di perdere la storica posizione di equidistanza tra israeliani e palestinesi che caratterizza da decenni la politica estera italiana. Alla fine, a pesare per il sì in favore del riconoscimento dello status di osservatore alla Palestina è stata principalmente la tendenza maggioritaria emersa nella Ue e tra i Paesi euromediterranei. E anche i contatti con le gerarchie vaticane, da sempre favorevoli al riconoscimento dei diritti palestinesi. Ma non solo: dopo l’attacco di Israele su Gaza in risposta ai razzi di Hamas, la preoccupazione del governo era quella di vedere l’ala moderata dell’Anp troppo in difficoltà, con i fautori della linea dura in netto vantaggio. L’ottenimento dello status di osservatore all’Onu, è stata alla fine la valutazione del governo, potrebbe invece ridare argomenti a chi – nell’Anp – continua a cercare il dialogo.
Tanto che nella nota che annunciava la decisione, si ricorda che Monti “ha altresì manifestato sostegno agli sforzi dell`Autorità Nazionale Palestinese e alla leadership moderata del Presidente Abbas e del Primo Ministro Fayyad per riavviare il negoziato di pace, contro ogni violenza ed a favore del dialogo come unica strada verso una soluzione duratura del conflitto”. E che dunque la scelta dell’Italia “è un incoraggiamento a proseguire sulla strada del dialogo e contro ogni estremismo. La nascita di uno Stato di Palestina membro a pieno titolo dell`Onu potrà arrivare solo ed esclusivamente con il negoziato e l`intesa diretta tra le parti”. Concetti spiegati anche nelle telefonate di Monti al Presidente Mahmoud Abbas e al Primo Ministro Benjamin Netanyahu per spiegare le motivazioni della decisione italiana.
Insomma, da palazzo Chigi assicurano che la posizione italiana “non cambia in alcun modo i tradizionali rapporti di amicizia e di cooperazione con Israele”. Ma nonostante gli sforzi del goveno per chiarire il senso della scelta, dall’ambasciata israeliana è arrivata la “grande delusione” per la posizione di Roma: “Quando si è molto vicini a qualcuno, quando lo si considera un grande amico, la delusione è più forte”, ha spiegato l’ambasciatore, Naor Gilon, interpellato telefonicamente da TMNews. “E’ stata una sorpresa per noi”, ha proseguito Gilon, secondo cui la decisione dell’Italia, tradizionalmente più vicina alle posizioni israeliane all’Onu, dev’essere maturata “all’ultimo momento”.
E in effetti, fino a poche ore prima il ministro degli Esteri Giulio Terzi manteneva la suspense, spiegando che la posizione sarebbe emersa solo al momento del voto. E finora, dalla Farnesina non è arrivato alcun commento alla posizione del governo. Tanto che alcune fonti, prima che uscisse il comunicato di palazzo Chigi, propendevano per una scelta di segno opposta, motivata proprio con la “storia personale” del ministro Terzi.