Sono cinquanta i soggetti, tra enti locali, associazioni di categoria, istituzioni, rappresentanti sindacali, del mondo della scuola e di alcune principali aziende del territorio, che hanno preso parte, questa mattina, alla riunione del Tavolo dello sviluppo.
Comune e Provincia, rappresentati dal sindaco di Asti Maurizio Rasero e dal presidente provinciale Paolo Lanfranco, sono i due enti capofila del Tavolo che si è riunito per discutere di modalità e scelte operative in vista di una grande sfida: identificare pochi, ma importanti progetti strategici per il rilancio dell’Astigiano. Occhi puntati sul Recovery Fund, ma anche sui Fondi Strutturali Europei per creare un dossier che non sia un semplice elenco di desiderata e che possa essere realizzabile in tempi certi.
La strada non è semplice e Asti parte in ritardo rispetto ad altri territori piemontesi, come Cuneo, che ha avuto l’accortezza di predisporre un “Piano strategico di posizionamento 2029” per spendere i fondi europei entro il 2029 e che oggi attinge da quel Piano nelle scelte strategiche del Recovery Fund.
A Cuneo hanno lavorato in ottica di una programmazione su lunga data, collaborando tra enti e istituzioni locali, indipendentemente dal Recovery che è stato annunciato solo in seguito e come una possibilità in più. Non a caso la Regione Piemonte ha già acquisito il dossier di Cuneo in una prima bozza da proporre al Governo.
Se tutto filasse liscio, ma è lo stesso assessore regionale Marco Gabusi ad essere molto cauto a proposito, il Piemonte potrebbe ricevere da 10 a 13 miliardi di euro. Per l’Astigiano si tradurrebbero in circa 800/900 milioni. “Ma le Regioni si sono lamentate in maniera trasversale perché sul Recovery non sono state coinvolte – ha detto Gabusi – Per quanto riguarda i fondi europei, sarà ancora più importante che la Regione faccia un piano di sviluppo e che ci si confronti tenendo conto che per l’Astigiano i settori trainanti sono il turismo, l’enogastronomia e la logistica”.
Ma Asti è ancora un passo indietro e deve definire i suoi progetti strategici attraverso 5 tavoli tematici cui parteciperanno i rappresentanti degli enti chiamati alla riunione di questa mattina. Gli obiettivi, ma anche i progetti, dovranno essere stabiliti, almeno questa è l’intenzione, entro il mese di marzo.
Oggi ci si è anche confrontati sulla possibilità di affidarsi a qualcuno che conosca molto bene come tradurre in atti concreti le volontà politiche o le indicazioni nate dal confronto. È emerso, da parte del presidente della Fondazione CrAsti Mario Sacco, che un valido aiuto potrebbe arrivare dall’Università di Asti, che ha un Master in Sviluppo Locale, e dal suo Comitato Scientifico.
Secondo il presidente della Provincia Lanfranco è anche necessario coinvolgere un professionista che faccia sintesi e aiuti il territorio, inteso come “area vasta”, a chiudere un dossier di progetti credibili, realizzabili e in linea con le indicazioni del Recovery Fund. L’uomo in questione è stato “identificato” da alcuni indizi emersi durante la riunione, ma mai menzionato per nome e probabilmente il suo coinvolgimento dovrà ancora essere oggetto di una successiva discussione.
È vero, però, che il tempo stringe e che come ha riferito il sindacalista Stefano Calella (CISL Alessandria – Asti), “bisogna fare presto perché quando il blocco dei licenziamenti per l’emergenza Covid finirà, l’Astigiano rischia di perdere 6.000 posti di lavoro”.
Recuperare questi posti e più in generale creare nuova occupazione, è la vera sfida che dovrà essere portata avanti grazie ai fondi strutturali anche se i campi di intervento sono incerti: turismo e logistica sono due settori su cui si vuole investire, ma in questo momento il turismo è praticamente azzerato e la logistica ha bisogno di infrastrutture importanti per attirare investimenti sul territorio. “Dobbiamo creare lavoro, – ha sottolineato Andrea Amalberto, presidente dell’Unione Industriale di Asti – perché abbiamo bisogno di gente che prenda uno stipendio e non la cassa integrazione. Bisogna fare squadra e fare gli interessi di tutta la comunità”.
Investimenti che, secondo il presidente di GAIA Luigi Visconti si vedono all’orizzonte grazie non solo a GAIA stessa, ma anche all’Asp, le due partecipate pubbliche principali dell’Astigiano. Per Visconti gli investimenti sono quelli che IREN vorrebbe fare sull’asse del nostro territorio e proprio Visconti ha invitato gli amministratori locali ad un confronto con la società per non farseli scappare.
Il direttore della Confcommercio di Asti, Claudio Bruno, ha rimarcato la necessità di “sviluppare politiche attive per il territorio perché la gente si aspetta concretezza e non dichiarazioni di facciata”, ma il vice presidente della Fondazione Cassa di Risparmio, Sergio Ebarnabo, non ha negato “che soldi ce ne sono pochi: non abbiamo le potenzialità di Cuneo e dobbiamo valorizzare le professionalità che già ci sono”.
Dopo 2 ore e mezza di discussione e di intenti condivisi, il Tavolo per lo sviluppo ha deciso di aprire altri tavoli più ristretti, questa volta tematici, iniziando da questo venerdì.
Riccardo Santagati