Da un lato l’amministrazione comunale del sindaco Rasero e la Fondazione Cassa di Risparmio guidata da Mario Sacco, dall’altro il presidente della Provincia Mario Lanfranco.
In mezzo il Recovery fund è due diverse visioni su come utilizzare l’eventuale “tesoretto” di cui l’Astigiano potrebbe godere se la Regione Piemonte, a seguito di un confronto chiesto dal sindaco, accogliesse i progetti per il nostro territorio sull’uso dei fondi straordinari concessi dall’Europa.
Nei giorni scorsi il caso politico è emerso in tutta la sua evidenza (Lanfranco chiede a Rasero condivisione sulle iniziative da adottare valutando una prospettiva di “area vasta” e non guardando solo al capoluogo) e ora anche i consiglieri comunali di minoranza intervengono nel dibattito.
Quaglia: «Progetti senza un filo conduttore»
Angela Quaglia (nella foto), consigliera di CambiAMO Asti, è la prima a intervenire sul caso rispondendo proprio al sindaco Rasero che ha dichiarato la propria disponibilità nell’aprire un confronto con la Provincia.
«Per quanto riguarda la città, – dichiara – i progetti dovrebbero essere almeno condivisi con il Consiglio comunale anche perché trattasi di interventi che avranno un iter di approvazione e una capacità di spesa che si concretizzerà nei prossimi anni. Anni in cui ci potrà essere la stessa amministrazione o anche un’amministrazione diversa, visto che il prossimo anno ci saranno le elezioni comunali. E invece, come consigliera comunale, ho dovuto apprendere dai giornali ciò che la città andrà a chiedere di finanziare senza che ci sia stato un solo momento di confronto. Ben venga il lavorare insieme se questo non significa, come è successo finora, che la minoranza debba solo prendere atto delle decisioni della Giunta».
Quaglia ha da ridire anche sul metodo delle scelte adottate nella prima lista di progetti diffusa da Rasero dove si legge, tra gli altri, la costruzione di un parcheggio in centro, il consolidamento strutturale sul cavalcavia “Giolitti”, la costruzione del ponte sul Borbore nella zona del campo scuola di via Gerbi o anche interventi vari sul Museo Paleontologico. Ma le perplessità non finiscono qui.
«Rilevo che il Comune, e forse anche la Fondazione, – continua Quaglia – hanno tirato fuori dai cassetti tutti i progetti ancora disponibili per infilarli in un unico elenco che, mi spiace doverlo dire, non ha un filo conduttore né una visione di città per il futuro. Chiedere di finanziare opere non “strategiche” non risponde ai criteri del Recovery fund che è finalizzato allo sviluppo e all’innovazione. Occorre molta oculatezza nella scelta dei progetti e un’idea di città che non si intravvede dall’elenco presentato. Come vogliamo che sia la città tra 20 anni? Perché non pensare al recupero dei contenitori vuoti (Ospedale, Maternità, ex WayAssauto, etc.) legando il loro destino ad una revisione del Piano Regolatore e attribuendo a ciascuno una funzione ben definita? Perché non investire in nuove tecnologie per far diventare la nostra città più “respirabile”, più verde, più ecologica? Perché non presentare un grande piano di verde urbano per far diventare Asti la città più a misura d’uomo del Piemonte, quella del “buon vivere”? Perché non valutare la creazione di infrastrutture viarie atte a dirottare le auto dal centro, in modo da creare una vera, grande isola pedonale ben servita dai mezzi pubblici? Perché non pensare alle strutture museali ancora da ristrutturare, (oltre al Museo Paleontologico) come l’ex chiesa di San Giuseppe o la chiesa attigua all’archivio di Stato, per aumentare la capacità culturale della nostra città?»
Il PD attacca: «Preoccupante incomunicabilità»
Non meno preoccupati sono i consiglieri comunali del Partito Democratico Luciano Sutera Sardo, Maria Ferlisi e Giuseppe Dolce. «Il Gruppo consiliare del PD, – commentano – ritiene incomprensibili il rimbalzo di accuse tra il presidente della Provincia Lanfranco ed il sindaco Rasero riguardo i ritardi nella programmazione di progettualità nell’ambito del Recovery fund, e altrettanto discutibili le modalità a mezzo stampa, che tradiscono una preoccupante incomunicabilità. Esprime forti perplessità rispetto a quanto enunciato dal sindaco in merito all’imminente realizzazione di opere per un valore di 25,5 milioni di euro. Non convince il novero di progetti proposti dal sindaco: gli interventi citati altro non sono che un’imbarazzante elencazione priva di qualunque sistematicità, contestualizzazione e concretezza. Traspare l’idea di un tentativo maldestro di parare i colpi dopo le vivaci critiche rivolte da vari ambienti alla Giunta comunale per la sua inattività».
Anche per il PD il problema di fondo è riassumibile nella mancanza di progettualità: «Emerge chiaramente – continuano i consiglieri – come tutta una certa parte politica si perda in sterili polemiche, senza mettere in campo alcuna progettualità finalizzata a far crescere la città e la provincia astigiana. Il gruppo consiliare PD ha sempre creduto nell’idea che solo attraverso scelte condivise e proficue sinergie si possano ottenere risultati apprezzabili. Occorre più dialogo e meno tatticismo»
Da qui, ancora una volta, il PD accusa il sindaco Rasero di voler collaborare con la minoranza, ma solo a parole, non nei fatti. «L’elenco di opere ed interventi che l’amministrazione vorrebbe attuare – concludono i consiglieri Sutera, Ferlisi e Dolce – non sono stati in alcun modo condivisi con i gruppi di minoranza e nemmeno si sono avute precedenti interlocuzioni in relazione all’utilizzo delle risorse del Recovery fund. Ad oggi pare proseguire l’approccio non inclusivo dell’amministrazione comunale, tant’è che la minoranza non è stata neppure coinvolta nel Tavolo dello Sviluppo di imminente convocazione. La posta in gioco è alta; nei prossimi due anni si giocherà il futuro della città e della provincia e non ci si può permettere di sbagliare».
Riccardo Santagati