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Massimiliano, da Penango alla Nasacon gli occhi sul telescopio spaziale
Cultura e Spettacoli

Massimiliano, da Penango alla Nasa
con gli occhi sul telescopio spaziale

Cervello in fuga? La definizione non piace molto a Massimiliano Razzano, 33 anni, originario di Penango. Il brillante ricercatore si divide infatti tra le università di Pisa e Stanford, dopo aver dato un contributo fondamentale alla realizzazione del telescopio spaziale Fermi, che scruta la volta celeste per analizzare i raggi gamma. «Tante le applicazioni nella vita di tutti i giorni, a partire dalla medicina», racconta…

Massimiliano Razzano non ama parlare del proprio caso come di “fuga di cervelli all’estero” ma sul fatto che sia una mente brillante prestata, temporaneamente, agli Stati Uniti non ci sono dubbi. Astigiano, 33 anni, residente a Penango (suo padre è Sergio Razzano, l’attuale sindaco) Massimiliano, pur ancora molto giovane, ha un curriculum estremamente ricco ed è l’unico astigiano che ha lavorato in prima persona alla realizzazione del progetto GLAST (Gamma ray Large Area Space Telescope) poi ribattezzato “Fermi”, uno dei più potenti e avveniristici telescopi spaziali per l’osservazione dei raggi gamma. Il Fermi Gamma ray Space Telescope è stato lanciato in orbita dalla base NASA di Cape Canaveral l’11 giugno 2008, staziona ad un’altezza di circa 565 km sopra le nostre teste e dovrebbe, secondo i programmi, rimanere in attività per 10 anni. La missione Fermi sta rivoluzionando l’astrofisica dei raggi gamma e, visti gli importanti risultati ottenuti, molti dei quali pubblicati su riviste come Nature o Science, la NASA ha deciso di prolungare la missione fino al 2016.

Considerando però che Fermi sta studiando uno degli aspetti meno conosciuti dello spazio, i raggi gamma e i fenomeni violenti che li producono, è molto probabile che l’intera ricerca ci rivelerà nuovi sorprendenti particolari dell’universo non ancora conosciuto. Razzano ha visto nascere il progetto fin dagli albori perché era nel team italiano che ne ha seguito e curato parte della realizzazione. «Dopo aver frequentato il liceo scientifico “Vercelli” di Asti – ricorda – mi sono iscritto all’Università di Pisa dove, nel 2003, ho conseguito la laurea in Fisica. Poi ho vinto il concorso di dottorato in Fisica, sempre a Pisa, con una specializzazione in Astrofisica. Durante questo periodo avevo ricevuto proposte di andare all’estero ma sono restato per lavorare alla realizzazione dei componenti del telescopio spaziale Fermi/GLAST». Il contributo italiano è stato fondamentale per la missione. Il team italiano ha, infatti, costruito e testato il tracciatore di silicio del telescopio e sviluppato molti programmi dedicati all’analisi dei dati.

Razzano, nel 2010, ha presentato un progetto insieme ad alcuni colleghi americani, un progetto di ricerca presso la NASA, ottenendo un importante finanziamento dall’agenzia spaziale americana tanto da ricevere un contratto all’Università della California a Santa Cruz. «Era l’ottobre del 2010 e sono rimasto tre mesi negli Stati Uniti con un contratto di ricerca grazie al quale ho potuto trasferirmi in California per lavorare. Ero già stato a Chicago nel 2002 – aggiunge Massimiliano – ma si trattava di una borsa di studio estiva al Fermilab (laboratorio di ricerca sulle particelle elementari ndr) prima ancora di laurearmi. Ad inizio 2011 sono tornato a Pisa con un assegno di ricerca e per due anni ho lavorato facendo il pendolare tra la Toscana e Santa Cruz dove, nel frattempo, mi avevano richiamato per continuare il lavoro iniziato nel 2010».

Qualche mese fa Razzano si è spostato all’Università di Stanford (California) ed ora gli è stato offerto un contratto per lavorare allo SLAC National Accelerator Laboratory, uno dei centri principali coinvolti dalla ricerca spaziale di Fermi. «Mi occupo di analizzare i dati in arrivo dal telescopio spaziale e del monitoraggio degli strumenti – racconta il giovane fisico – Questo telescopio può essere definito il cugino di Hubble solo che è stato creato per analizzare i raggi gamma che sono decine di milioni di volte più energetici dei raggi di luce che vediamo con i nostri occhi. I raggi gamma, infatti, sono emessi in condizioni estreme e ci permettono di osservare fenomeni incredibilmente potenti come i buchi neri o le stelle di neutroni». Fermi, che Razzano conosce come le sue tasche, ha due strumenti principali per osservare il cielo: il più grande è il Large Area Telescope (LAT), costituito da sofisticati rivelatori come il tracciatore al silicio. Eppure lo strumento misura meno di 2 metri di lato consuma circa 650 Watt, meno di un asciugacapelli.

Fermi ha la caratteristica di “basculare” per catturare tutti i raggi gamma provenienti da una sezione molto estesa di cielo. I dati raccolti dal telescopio vengono ritrasmessi alla NASA al Mission Operations Centre nel centro spaziale “Goddard” vicino a Washington e da qui, via internet, spediti allo SLAC di Stanford dove vengono analizzati da Razzano e dagli altri specialisti. Questi dati, che permettono di risalire alla direzione, tempo di arrivo e energia di ogni raggio gamma visto da Fermi, vengono poi rimandati indietro alla NASA e caricati su internet nel giro di 10 ore per essere liberamente consultati. Il telescopio Fermi funziona molto bene perché il team del nostro Paese (formato dall’Istituto di Fisica Nucleare – INFN, dall’Istituto di Astrofisica – INAF , Agenzia Spaziale Italiana e diverse Università) ha fatto un lavoro riconosciuto a livello internazionale come eccellente.

«I raggi gamma non sono solo una potente fonte di energia – spiega Razzano confermando di essere un eccellente divulgatore – e studiarli è molto importante per capire il lato più violento dell’Universo. Inoltre, rivelatori simili a quelli sviluppati per Fermi hanno molte altre applicazioni, fra cui ad esempio il campo della diagnostica medica, come la tomografia a emissione di positroni o PET». Massimiliano ha già in programma un nuovo capitolo della sua brillante carriera e tornerà in Italia, probabilmente in estate, dove farà ricerca all’Università di Pisa per conto del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (Miur).

«L’anno scorso abbiamo presentato al Ministero un nuovo progetto nell’ambito del programma Futuro in Ricerca che ha coinvolto l’Università e l’INFN di Pisa ma anche l’Università di Urbino e l’Osservatorio Astronomico di Padova dell’INAF. Insieme alle giovani ricercatrici Marica Branchesi (Urbino) e Michela Mapelli (Padova) partiremo con una specie di “start-up” nella ricerca che coinvolgerà circa una decina di ricercatori. Grazie a questo progetto (Nuove prospettive sull’Universo violento: la fisica degli oggetti compatti svelata dalle osservazioni congiunte di onde gravitazionali e radiazione elettromagnetica ndr), che ha vinto un finanziamento ministeriale da circa 1 milione di euro, faremo studi di frontiera andando oltre a quanto già fatto con Fermi. Studieremo i raggi gamma ma anche le onde gravitazionali sfruttando le possibilità date dall’interferometro Virgo costruito a Cascina presso Pisa. Esistono evidenze sperimentali indirette dell’esistenza delle onde gravitazionali, previste già dalla teoria della Relatività Generale di Einstein, ma non sono mai state viste direttamente fino ad oggi sebbene si pensi che vengano emesse in seguito allo spostamento di grandi masse nello spazio».

Prima di lasciarlo andare via (Razzano ci racconta la sua storia a poco meno di 24 ore dalla partenza per San Francisco) gli chiediamo come abbia maturato la passione per queste affascinanti ma complesse materie di studio. «Ho sempre avuto la passione per l’Astronomia e, successivamente per la Fisica. Poi nel 1990, ancora molto giovane, sono entrato nel gruppo degli astrofili astigiani Beta Andromedae di cui oggi sono vice presidente. Per me è stata un’esperienza molto importante e quando sono ad Asti cerco di partecipare sia alle loro riunioni settimanali che alle osservazioni serali. Il Beta Andromedae è una realtà molto importante per la divulgazione e la diffusione della cultura scientifica ad Asti e spero che presto possa trovare una sede stabile per le proprie attività e, magari, realizzare un planetario in città, un sogno che inseguiamo fin da quando ero bambino».

Riccardo Santagati
twitter: @riccardosantaga

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