Inchiesta bus, bufera sul Campidoglio,Alemanno convoca conferenza
Il sindaco di Roma: “Mai interferito in assegnazione appalti”
Roma, 26 gen. (TMNews) – Dopo la bufera scatenata dall’inchiesta della procura di Roma su una commessa di filobus, che chiama in causa la segreteria del sindaco capitolino, il primo cittadino Gianni Alemanno affronta il fuoco incrociato, specie della sinistra, e annuncia una conferenza stampa sulla questione: alle 18.30 nella Sala delle Bandiere in Campidoglio, comunica l’ufficio stampa.
Subito dopo le prime accuse, il sindaco, ieri sera, ha tagliato corto: “Non ho idea di chi sia il signor D`Incà Levis – il manager che ha chiamato in causa la segreteria capitolina Ndr – e nè il sottoscritto nè la mia segreteria si sono mai occupati di interferire nelle assegnazioni di appalti di qualsiasi genere, compreso ovviamente quello riguardante l`inchiesta in questione. Escludo nella maniera più categorica che membri della mia segreteria possano essere tra i destinatari di somme in denaro per questo o per qualsiasi altro affare”.
L’ennesima bufera sul Campidoglio è stata scatenata dall’inchiesta della procura di Roma su una commessa da 20 milioni di euro del 2009 per la fornitura di 45 filobus per Roma
Metropolitane. L’appalto secondo la procura sarebbe legato ad una mazzetta da oltre 700mila euro ed è un imprenditore di Verona, residente a Praga da 40 anni Edoardo D’Incà Levis che davanti al pm Paolo Ielo ha tirato in ballo la segreteria di Alemanno.
Nel corso di una conversazione skype del giugno 2009 “Ceraudo fece riferimento alla ‘segreteria di Alemanno’ come destinataria delle risorse finanziarie. Non precisò, nè io chiesi, se la segreteria di Alemanno fosse destinataria di tutto o di parte delle risorse”, ha affermato l’8 gennaio scorso, durante l’interrogatorio di garanzia, l’imprenditore di 59 anni, autentica gola profonda dell’inchiesta del pm Paolo Ielo che ha portato all’arresto dell’ex amministratore delegato di Breda Menarini, Roberto Ceraudo, e alle dimissioni dell’ad dell’ente Eur Spa, Riccardo Mancini.
Ed è proprio la “lobby Rome” come scrive in inglese su una mail lo stesso D’Incà Levis, alla base del sistema che emerge dalle dichiarazioni rese dal manager, che è tornato in libertà. “Ceraudo mi disse che la politica voleva ancora soldi; io stupito gli chiesi se era” il responsabile di una impresa edile “ed egli disse no, la politica, senza aggiungere nomi o sigle”. Secondo quanto riferito agli inquirenti, il ruolo dell’imprenditore nella vicenda è stato quello di trovare il danaro per pagare la tangente.
Il denaro destinato al Ceraudo – fa mettere nero su banco D’Incà
Levis – è stato consegnato allo stesso da una persona che mi è
stata indicata da un amico: “Io materialmente ho dato ordine alla banca di consegnare a quest’uomo la somma di 233.360,00 euro in data 16 marzo 2009 e la somma di 312mila euro in data 24
settembre 2009, somme che Ceraudo mi ha confermato di avere
ricevuto. La terza tranche pari ad euro 204.100,00 è stata da me
bonificata in data 17 luglio 2009 su un conto presso Bsi Sa
Lugano indicatomi da Ceraudo”.
La vicenda ha scatenato le critiche dell’opposizione. “Dopo decine e decine di scandali che hanno compito in questi cinque anni gli uomini vicini al sindaco, ora con le tangenti Atac si arriva addirittura alla segreteria dello stesso Alemanno”: dichiara il segretario del Pd Roma, Marco Miccoli, sottolineando che “è una questione gravissima il coinvolgimento del sindaco che deve essere immediatamente chiarita”.
A stretto giro il sindaco risponde: “E` veramente indegna questa sinistra che sulla base delle insinuazioni di un oscuro personaggio si permette di chiedere le dimissioni del sindaco di Roma. Nel giorno in cui esplode lo scandalo del Monte dei Paschi di Siena e sta per saltare l`intero sistema finanziario che da sempre sorregge la sinistra italiana, si aggrappano all`ultimo degli appigli che trovano per attaccare la nostra Amministrazione”.