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1500 firme per diventare cuneesiMa il sindaco: partita non ancora chiusa
Attualità

1500 firme per diventare cuneesi
Ma il sindaco: partita non ancora chiusa

A San Damiano iniziativa per cambiare provincia, in vista della soppressione di quella di Asti. Ma il primo cittadino, Mauro Caldiendo, è scettico e sottolinea che il decreto legge deve ancora essere approvato dal parlamento. "E se alla fine venissimo accorpati con Alessandria, la Costituzione consente di indire un referendum per sentire cosa ne pensano i nostri concittadini"

Prosegue la raccolta firme promossa dal consigliere provinciale Valter Valle e da alcuni cittadini di San Damiano che vorrebbero evitare l’accorpamento con Alessandria, ritenendo che la provincia di Cuneo offra maggiori possibilità economiche, ma che soprattutto sia più vicina al territorio sandamianese per paesaggio e cultura. Il banchetto per la raccolta delle firme è ormai giunto a registrare oltre 1500 adesioni, che verranno presentate agli amministratori comunali nelle prossime settimane per stabilire che cosa si debba fare.

Sulla questione dell’accorpamento interviene il sindaco Mauro Caliendo, per il quale “appare opportuno chiarire alcuni aspetti che forse non sono stati spiegati sino ad oggi ed allora cerco di dare un piccolo contributo che permetta ad ognuno di farsi un’idea motivata. L’accorpamento della provincia di Asti con Alessandria è stato deciso con decreto legge e questo significa che, per essere un provvedimento definitivo, entro 60 giorni dall’emanazione dovrà essere necessariamente convertito in legge dal Parlamento. Se ciò non dovesse accadere, cioè se non fosse votato, o se i parlamentari votassero contro, verrebbe cancellato tutto e si ripristinerebbe la situazione pregressa, per cui la provincia di Asti sarebbe salva, insieme a tutte le altre province cancellate”.

Stando alle parole del sindaco la partita non sarebbe dunque ancora definita: “Direi che è ancora tutta da giocare – aggiunge Caliendo – e la palla è passata nelle mani dei parlamentari astigiani e piemontesi in generale. E’ chiaro che più il mandato è solido ed unitario, maggiormente i nostri parlamentari saranno responsabilizzati per lottare. E’ per questo motivo che prima della conversione del decreto legge l’immagine di una provincia divisa, dove qualcuno vuole andare verso Alessandria, altri a Torino ed altri ancora a Cuneo, rende più deboli i nostri parlamentari. Le partite si giocano fino alla fine e ritenere che tanto oramai è finita e si salvi chi può è un errore: pensate a quante partite di calcio si sono vinte al 94’ minuto. Pensate se i giocatori avessero pensato che era inutile giocare gli ultimi due minuti e se ne fossero andati negli spogliatoi…”.

Al di là delle metafore calcistiche del sindaco, conclamato tifoso granata, se il Parlamento ratificasse il decreto legge che cosa si potrebbe fare per opporsi? “Se il Parlamento stabilirà per legge che Asti è con Alessandria ce ne faremo una ragione, indiremo un referendum per consultare i nostri concittadini ed, eventualmente, per dare il via alle procedure previste dalla Costituzione per questi casi. Chi sostiene che se non si fa subito qualcosa, non meglio specificato, perchè non si potrà più fare dopo, sbaglia: fortunatamente esiste la Costituzione che spiega le procedure da seguire, peraltro difficilissime, affinchè un comune tenti (dico tenti, perché la riuscita non è automatica e certa) di aggregarsi ad altre realtà provinciali”.

Resta come problema fondamentale anche quello dello stato giuridico che avranno le province e delle risorse che saranno loro assegnate: “Se il governo non dovesse ripristinare le risorse tagliate alle province – conclude Caliendo – sarebbe inutile ogni discussione. Infatti, prive di risorse, esse non potrebbero operare ed essere aggregati ad Alessandria, Cuneo o Torino non cambierebbe la situazione”.

Renato Romagnoli

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