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Generosità e compassione?Caro Obama, nei film c'èun’altra idea di presidente
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Generosità e compassione?
Caro Obama, nei film c'è
un’altra idea di presidente

La rielezione del presidente Obama alla guida degli Stati Uniti per altri quattro anni non può non far tornare alla memoria tutti gli “inquilini” della Casa Bianca che il cinema ha portato sullo

La rielezione del presidente Obama alla guida degli Stati Uniti per altri quattro anni non può non far tornare alla memoria tutti gli “inquilini” della Casa Bianca che il cinema ha portato sullo schermo nel corso di lunghi decenni. Da Abramo Lincoln in Illinois (1940, di John Cromwell), pellicola sull’uomo che si era battuto contro la schiavitù e che aveva pagato con la vita il suo impegno ideale, a Il vento e il leone (1975, di John Milius), dove Teddy Roosevelt incarnava il sanguigno presidente adorato dall’opinione pubblica d’Oltreoceano perché equiparava la politica estera a un ring, la figura del “numero uno” degli Usa ha sempre suscitato una forte attrazione sul pianeta di celluloide.

Tanti, tantissimi i film sul presidente americano, anche recenti: John Fitzgerald Kennedy è stato il fulcro narrativo di JFK (1991, di Oliver Stone, sullo sgomento che attraversò il mondo il 22 novembre 1963) e Thirteen Days (2000, di Roger Donaldson, sui tredici delicati giorni della cosiddetta “crisi cubana”), Richard Nixon è stato rievocato in Nixon-Gli intrighi del potere (1995, ancora di Oliver Stone, con un superlativo Anthony Hopkins) e in Frost/Nixon (2008, di Ron Howard, ritratto tanto convincente quanto spietato del politico repubblicano), George W. Bush è stato invece il bersaglio privilegiato di Fahrenheit 9/11 (2004, di Michael Moore) e di W. (2008, ancora e sempre Oliver Stone).

Ma al di là delle ricostruzioni biografiche, più o meno oggettive, più o meno agiografiche o, al contrario, tutt’altro che lusinghiere, altre opere hanno nutrito di convention ed election day l’universo presidenziale cinematografico stars & stripes, raccontando di immaginari eroi (Air Force One, 1997, di Wolfgang Petersen, con Harrison Ford) e di cinici mascalzoni (Potere assoluto, 1997, di Clint Eastwood, con Gene Hackman), due facce della stessa medaglia, dove l’una è l’immagine in negativo dell’altra. E, prima ancora, un bizzarro Jack Nicholson in Mars Attaks (1996, firmato dal geniale Tim Burton) e un coraggioso Bill Pullman (Independence Day, 1996, di Roland Emmerich) avevano addirittura dovuto fronteggiare, con scarsi risultati, non i russi, bensì, peggio, gli alieni.

Insomma, l’immagine del presidente americano, almeno da come l’ha registrata e fissata nei ricordi il cinema, non è propriamente quella del nobile portatore di valori come “generosità, compassione e tolleranza”, le prerogative che Obama ha ribadito, lo scorso 6 novembre, parlando a Chicago subito dopo l’esito positivo delle urne. Ma il cinema, lo sappiamo, si può permettere travisamenti e travestimenti, la politica, oggi più di ieri, no. Il compito, per Obama, è ridare fiducia e speranza non solo ai cittadini degli States, ma al mondo intero. Auguri, caro presidente. Ne ha davvero bisogno.

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