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Primo Maggio 2019 uno
Economia

Primo Maggio, i sindacati: “Il lavoro deve garantire pari diritti e salari equi”

Stamattina il corteo promosso da Cgil, Cisl e Uil in occasione della Festa dei lavoratori

Sindacati in piazza

“In passato il lavoro garantiva un futuro alle persone e alle loro famiglie. Ora, invece, non garantisce dignità né un equo salario, tanto che numerosi lavoratori, anche nell’Astigiano, stanno vivendo situazioni drammatiche. A pagare il prezzo più alto di questa situazione ci sono donne e giovani, e numerose famiglie sono provate, nel silenzio più assoluto, dalla disperazione dei propri figli che non trovano occupazione”.
Sono solo alcuni degli spunti di riflessione proposti stamattina da Ivana Galli, componente della segreteria nazionale Cgil, che ha parlato dal palco allestito in piazza Alfieri in occasione della Festa dei lavoratori. Come tradizione, infatti, anche quest’anno i sindacati Cgil, Cisl e Uil hanno promosso la manifestazione unitaria in occasione del Primo Maggio che ha previsto il corteo, preceduto dalla banda cittadina “G. Cotti”, e il comizio finale in piazza Alfieri.

 

Parte dei manifestanti stamattina in piazza Alfieri

Gli interventi

Ad introdurre gli interventi Piero Valpreda (Uil), che ha cominciato dando la parola a Stefania Savino (RSA Uiltucs Uil al Mercatone Uno di Villafranca), che ha parlato a nome dei lavoratori dell’azienda di cui è dipendente e del commercio in generale. Avanzando, tra i vari punti, la richiesta di “riconquistare una dignitosa vita familiare” in riferimento alle aperture degli esercizi commerciali nei festivi.
Quindi è intervenuto Fabrizio Catanese (RSA Fim Cisl alla Blutech) che, partendo dallo situazione della sua azienda, ha parlato dello stato di crisi del comparto metalmeccanico nell’Astigiano, ricordando che la diminuzione del ricorso alla cassa integrazione ordinaria nell’Astigiano a partire dal 2018 è motivata semplicemente dal fatto che le grandi ristrutturazioni aziendali, e i collegati esuberi di personale, sono già avvenute negli anni scorsi.
In conclusione, appunto Ivana Galli, che ha parlato trattando i vari punti del titolo della manifestazione deciso a livello nazionale, ovvero “Lavoro, Diritti, Stato sociale – La nostra Europa”.
“Il Primo Maggio – ha affermato – è una giornata importante cui non rinunceremo mai, nonostante il revisionismo doloso che sta colpendo tutti gli aspetti della storia del nostro Paese, come nel caso del 25 Aprile. E’ una vergogna che non deve passare sotto silenzio. Così come non deve passare sotto silenzio il fatto che il Governo attuale non ha avuto il coraggio di affrontare temi veri in difesa dei diritti dei lavoratori e della loro dignità per non scontentare i grandi elettori: non ha cancellato il Job’s Act, che sta portando, tra le varie conseguenza negative, tanti part time obbligatori che penalizzano le donne; non ha reintrodotto l’articolo 18 e ha mantenuto l’articolo 8 relativo alla deroghe a livello di contratti nazionali di lavoro. Così dobbiamo fare i conti con un lavoro sfruttato, precario, con lavoratori che accettano queste condizioni nella speranza di un miglioramento che spesso non arriva. In questa situazione chiediamo che il lavoro garantisca pari diritti e salari ai lavoratori, indipendentemente dal settore e dalle dimensioni dell’azienda, equiparando le condizioni in tutta Europa, per evitare situazioni di dumping che rappresentano un invito alle aziende a esportare le produzione all’interno di Paesi europei che hanno una situazione fiscale più vantaggiosa”.
Al termine dell’intervento – in piazza, tra gli altri, le componenti di “Non una di meno – Asti” – Ivana Galli ha poi invitato all’unità sindacale “per avere la forza, insieme, di richiamare la politica a risolvere i problemi veri del mondo del lavoro, partendo dalla ripresa degli investimenti pubbblici”.

La raccolta firme

Da ricordare che, in occasione del comizio, è stato anche allestito il banchetto di raccolta firme promosso da Flc Cgil, Cisl Fsur, Uil scuola Rua, Snals, Comfsal, Gilda Unams a sostegno dell’appello “Contro la regionalizzazione del sistema d’istruzione”. Il riferimento è al dibattito in corso sull’Autonomia differenziata, che prevede di concedere ad alcune regioni italiane di prendere decisioni autonome in settori quali la sanità e la scuola.

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