Flop Sicilia,Alfano si aggrappa a primarie e prova emanciparsi
Valuta dimissioni, poi rilancia con direttorio.Scontro con falchi
Roma, 29 ott. (TMNews) – La veste è quella ‘democristiana’ che a volte gli rimproverano i suoi detrattori. Ma, forse per la prima volta, Angelino Alfano ha contraddetto in pubblico Silvio Berlusconi. Certo, l’ha fatto mentre giurava di essere in sintonia con il ‘Fondatore’. Ma lanciando le primarie, il segretario ha comunque affermato alcuni concetti in contraddizione con il ‘Capo’. Distinguo attenuati dal continuo richiamo al pensiero autentico del Cavaliere, ma che solo poche settimane fa sarebbero stati bollati come eretici. Il tentativo di emancipazione del segretario, indotta dal disastro elettorale e ad alto coefficente di rischio, è racchiusa in una frase: “Dobbiamo trasformarsi da partito carismatico in movimento popolare”. Non basta, non basterà. Ma di questi tempi è un inizio.
Sia chiaro, la scelta di non dimettersi e rilanciare sulle primarie arriva al termine di ua giornata in cui Alfano, come già nei giorni scorsi d’altra parte, aveva vagliato ogni scenario. Compreso quello dell’addio. Ma a pesare, oggi come durante lo scorso e turbolento week end, è stata la trincea difensiva scavata dai colonnelli di via dell’Umiltà. E’ una somma di debolezze a rafforzare – almeno per qualche tempo – il segretario ferito in casa, nella ‘sua’ Sicilia. Una trincea che dovrebbe tradursi in un direttorio di sette o otto persone, che Alfano potrebbe lanciare con la sua candidatura. Ma che non sostituirebbe, almeno in linea teorica, l’attuale organigramma. Nonostante quanto auspicato da Giorgia Meloni, che invita chi nel partito “ricopre incarichi di responsabilità” a rimettere il proprio mandato. Resta il solco ormai scavato con il Cavaliere. A lui il segretario ha più volte offerto in questi giorni le dimissioni. Ma un suo passo indietro non è previsto al momento nello schema di Silvio, che immagina invece un Pdl bad company.
Sono le parole a pesare, nel corso della conferenza stampa serale. Conta quel “io penso” di Angelino, a marcare una differenza con Berlusconi. Conta meno la strenua difesa della performance del Popolo delle libertà in Sicilia, impresa complicata visto alla luce dei risultati. Vanno sottolineati piuttosto i piccoli ‘colpi’ inflitti al ‘Dottore’: il governo Monti? “Per noi va avanti”; i falchi alla Santanchè? “Bisognerebbe revocare loro la licenzia di assertori del pensiero del Cavaliere”; Io sconfessato? “Le mie idee sono condivise dal partito”.
In fondo, Alfano non fa altro che adottare la strategia che, dal ‘quid’ in avanti, Berlusconi ha scelto per indebolirne la segreteria. Una ‘tecnica’ che prevede un distinguo, subito bilanciato dalla rassicurazione sulla piena unità d’intenti nel partito. Da domani il segretario sarà chiamato alla prova delle primarie. I tempi sono strettissimi e lo stato maggiore del partito va coagulandosi attorno ad Angelino. Lui promette un “rinascimento” del centrodestra e auspica che siano consultazioni “aperte”. Difficilmente lo saranno. Ma la spaccatura resta evidente scorrendo le prese di posizione dei ‘berlusconiani al di sopra di ogni sospetto’. Come Sandro Bondi, che già avverte: “Le primarie non sono la panacea”. Si preannunciano tempi duri, in via dell’Umiltà.