“Viticoltura Piwi: nuove opportunità per un futuro sostenibile”. Se ne è parlato sabato 14 giugno a Castelletto Molina, in occasione del Convegno organizzato dalla Federazione Provinciale Coldiretti Asti in collaborazione col Comune e la proloco, per conoscere le nuove frontiere di una viticoltura più sostenibile e resiliente.
A relazionare sono stati esperti ai diversi livelli di applicazione, dalla ricerca alla vivaistica, dalla normativa alla sperimentazione fino all’esperienza diretta in campo, per un parterre altamente qualificato, introdotto dal delegato Giovani Coldiretti Asti Alessandro Caruso, con le conclusioni della Presidente Coldiretti Asti Monica Monticone.
“I Piwi, ovvero, le viti resistenti ai funghi” ha esordito il Responsabile del Centro Sperimentale Vitivinicolo Agrion Simone Bussotti, “sono ibridi interspecifici ottenuti dall’incrocio di un genitore europeo con un genitore di origine americana o asiatica. Più precisamente, si ottengono incrociando il parentale nobile (ricorrente) con un parentale resistente (donatore) e, dopo 6 incroci, si ottiene un genoma della nuova cultivar che, per il 98,4%, deriverà dal parentale nobile” ha proseguito Bussotti. “In Italia esistono 36 varietà di Piwi iscritte al Registro Nazionale e il Piemonte, con le varietà Fleurtai, Soreli, Sauvignon Rytos e Cabernet Volos (con ulteriori 15 circa in valutazione), risulta tra le 10 Regioni ammesse. Numerosi sono i vantaggi, rispetto ad uno strumento prontamente disponibile, che garantisce: sostenibilità, compatibilità per riduzione fungicidi e l’utilizzo per limitare l’impatto nelle aree sensibili”.
“Si tratta di varietà che garantiscono, in vigneto, una riduzione dei trattamenti fitosanitari, fino a circa un 50/70%, contro Peronospora e Oidio, garantendo una maggiore sostenibilità ambientale (minor utilizzo fitofarmaci, compattamento suolo, emissioni e utilizzo acqua)” ha aggiunto Emanuele Fenocchio, docente alla Scuola Enologica di Alba.
Sul fronte della ricerca, dal 2011 il Crea di Conegliano si è focalizzato sul ritrovamento dei caratteri genetici che determinano la suscettibilità e la resistenza alla Flavescenza dorata in vite. “Dal lavoro di ricerca speriamo di ricavare almeno due risultati” ha confermato Elisa Angelini, Dirigente di Ricerca Crea Viticoltura ed Enologia: “primo, di arrivare a nuove varietà a bacca bianca resistenti alla Flavescenza dorata, che producano buoni vini, ottenute da incroci tradizionali; secondo, arrivare all’identificazione dei geni responsabili della suscettibilità e della resistenza alla Flavescenza dorata, per poi modificare le varietà tradizionali tramite le nuove Tecniche ad Evoluzione Assistita, cosiddette: TEA”.
Anche per i Vivai Rauscedo la ricerca rappresenta la base per affrontare le nuove sfide agronomiche che, partendo dalla tradizione, richiedono innovazione. Messi a fuoco i seguenti obiettivi: salvaguardare le attuali aree vitivinicole, contrastare e/o limitare i danni derivanti dai cambiamenti climatici e ridurre gli input in viticoltura, l’Università degli Studi di Milano ha allargato lo sguardo sui portinnesti definendone 4 nuovi (M1, M2, M3 ed M4), di cui Rauscedo è esclusiva licenziataria per la vendita. Grazie a questi nuovi portinnesti, ognuno con caratteristiche specifiche, si sono complessivamente soddisfatte le seguenti esigenze: riduzione del fabbisogno idrico, aumento della capacità fotosintetica e annullamento dei problemi di ristoppio (reimpianto immediato) e di disaffinità d’innesto” ha sottolineato Davide Sordi della VCR. “I mezzi per raggiungere tali risultati sono stati: maggiore esplorazione delle radici combinato ad un minore vigore fogliare, quindi, minor fabbisogno idrico; attività fotosintetica elevata aumentando l’efficienza d’uso dell’acqua”.
A parlare della sua esperienza pionieristica in Piemonte, infine, è stato il produttore e fondatore Piwi Piemonte Pierguido Ceste, il quale, nel 2010 ha avviato la sperimentazione di viticoltura Piwi, aprendosi ad una scelta agricola consapevole. “Rispetto ai vitigni tradizionali, i Piwi consentono una riduzione di fitofarmaci fino al 90%, un minor consumo di carburanti fino al 50% e un risparmio di acqua del 90%” ha esordito Ceste. “Ad oggi, il Veneto è la regione italiana leader per produttori ed etichette di vini Piwi, mentre il Piemonte si posiziona all’ultimo posto tra le sei regioni settentrionali. La soddisfazione tra i produttori è molto alta, tanto che, il 96% di loro conferma la propria scelta e il 76% intende potenziare la superficie coltivata, ma tutti sono unanimi nel sostenere che occorre una strategia di mercato. Infatti, il 96% delle vendite è diretta a privati o all’ho.re.ca., mentre la vendita tramite intermediari si riduce al 3% risultando, invece, assente quella nella GDO. Inoltre, solo il 20% dei consumatori conosce i vini Piwi (fonte progetto IM.VI.BIO.R.). Le principali difficoltà sono riconducibili a: scarsa conoscenza dei benefici da parte dei consumatori e barriere normative”.
“Ad oggi” ha precisato il funzionario del settore Produzioni Agrarie e Zootecniche Regione Piemonte Andrea Cellino, “l’uso delle DO non è consentito per i vini derivanti da ibridi interspecifici tra Vitis vinifera e altre specie americane o asiatiche”.
Venendo al target dei consumatori, è intervento Caruso riportando dati e orientamento. “Il 78% degli europei under 40 è interessato ai vini sostenibili (fonte Wine Intelligence 2023); il target principale è dato da: Green Explorer (25-40 anni, eco-friendly), Trendy Chef-Sommelier (ristorazione creativa) e importatori attenti (ho.re.ca. e winebar naturali). Per gli States, i Piwi sono considerati un’alterativa credibile alla next-gen (Vinitaly 2025), mentre in Giappone, la ricerca di varietà innovativi rappresenta una nuova tendenza tra sommelier e ristoratori (Grandi Langhe 2025)”. “Complessivamente, gli operatori maggiormente interessati ai vini di vitigni resistenti provengono da: Canada, Paesi scandinavi e fascia nord europea” ha concluso Ceste.
“Dal convegno abbiamo appreso che i Piwi garantiscono elevati standard di sostenibilità e di resistenza alle malattie” ha commentato la Monticone; “informazioni importanti che potranno orientarci verso scelte consapevoli e responsabili. Sempre più, il comparto è chiamato ad adoperare decisioni sostanziali che mettano insieme gli aspetti climatico-ambientali a quelli economico-culturali, senza distogliere l’attenzione dai cambiamenti generazionali in termini di visione e gusto. Come Coldiretti stiamo anche lavorando per l’ottenimento della IGT, con l’intento di dare una necessaria collazione ai Piwi”.
“Studio e ricerca si posizionano alla base del futuro e, in alcuni casi, anche della sopravvivenza della viticoltura” conclude il Direttore Giovanni Rosso. “A Coldiretti il compito di accompagnare gli associati verso scelte necessarie, ma anche strategiche e oggettivamente sostenibili”.