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In crescita il distretto del vino e Asti fa +9,8%
Agricoltura
Il caso

Il vino nuoce alla salute. Bufera sulla Commissione Ue

Dalle Regioni italiane dure prese di posizione. Si lavora per modificare il testo

Un vespaio. Veementi, a tratti durissime e senza esitazioni, le reazioni alla proposta della Commissione Europea contenuta nel “Piano d’azione per migliorare la salute dei cittadini europei”; il consumo di vino, in sintesi, nuocerebbe gravemente alla salute.

Cori di protesta si sono levati da nord a sud dell’Italia, riprese nei principali Paesi produttori. In una nota congiunta gli assessori all’agricoltura di Veneto, Lombardia, Piemonte e Friuli hanno fatto fronte comune dopo l’annuncio dei contenuti del piano predisposto dalla Direzione generale per la sicurezza alimentare per la lotta al cancro ( Europe’s Beating Cancer Plan), contenente alcune indicazioni che, dicono gli assessori, “hanno dell’incredibile”. A reagire anche i produttori, preoccupati per il futuro in un quadro già fortemente penalizzato dalla pandemia.

“Il consumo moderato e consapevole del vino, che fa parte delle tradizioni e dello stile di vita degli europei, sarebbe quindi assimilato all’abuso di alcol e di superalcolici – dicono gli assessori Giuseppe Pan, Fabio Rolfi, Marco Protopapa e Stefano Zannier -. Rileviamo come tutto ciò si ponga in antitesi con quanto la comunità scientifica ha più volte affermato, riconoscendo al vino importanti ricadute positive sulla salute sia per i benefici apportati da piccole quantità di alcol sia per gli altri componenti di questa bevanda, tra i quali diversi antiossidanti sicuramente “amici” della nostra salute. Le conseguenze per uno dei settori più importanti dell’agricoltura italiana ed europea sarebbero devastanti: le politiche di sviluppo che da sempre accompagnano il settore sarebbero infatti messe pesantemente in discussione e tutto ciò sarebbe addirittura accompagnato dall’invito a riportare sulle etichette immagini e scritte che oggi siamo abituati a vedere sui pacchetti di sigarette”.

Per i rappresentanti regionali le rassicurazioni che la vicepresidente della Commissione Ue, Margaritis Schinas si è affrettata a rilasciare, seppur incoraggianti, non sono però sufficienti ad eliminare le preoccupazioni in ordine ad un’iniziativa dettata dalla disinformazione degli uffici di Bruxelles che va censurata con decisione.

“Ci adopereremo pertanto in tutte le sedi competenti, sia a livello nazionale sia a livello comunitario, per evitare che tutto ciò si traduca in un disastro annunciato”, assicurano.

Per Flavio Scagliola, vicepresidente del Consorzio dell’Asti e del Moscato d’Asti Docg, “occorre educare il consumatore ad avvicinarsi sempre di più alla dieta mediterranea, internazionalmente riconosciuta come la più equilibrata, che contiene anche l’indicazione del consumo del vino. In ogni caso si sta trattando a livello europeo per scongiurare questa nefasta ipotesi che, per i produttori, sarebbe un danno enorme”.

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7 risposte

  1. Il vino è stato tolto dalla piramide alimentare. Non esistono ricerche scientifiche – indipendenti, non quelle finanziate dai produttori – che attribuiscano al vino valori positivi per la salute. Non ci sono dubbi che il vino sia cancerogeno, anche a bassi livelli di consumo. Esattamente come le sigarette, è logico quindi che abbia la stessa regolamentazione.

    1. Purtroppo è così. È giusto che si dica. Poi uno è libero di comportarsi come crede.

  2. Non ci sono più dubbi che il vino sia cancerogeno, tutte le ricerche scientifiche lo hanno dimostrato. Anche un consumo moderato aumenta il rischio di molti tumori. Uno per tutti il cancro al seno. Un bicchiere al giorno aumenta del 5% il rischio di contrarlo. Come per le sigarette non esiste una soglia di sicurezza. Logico quindi che il vino debba avere le stessa raccomandazioni in etichetta.

  3. So che la carne è cancerogena e non solo quella proveniente da allevamenti intensivi, ma per quanto riguarda il vino è la prima volta che lo sento. Comunque. con buona pace della Commissione e di chi crede corretti i suoi rilievi, continuerò a berlo e credo che saranno in tanti, anzi, in tantissimo a farlo.

    1. Gli aspetti salutistici non sono al primo posto nelle proprie scelte personali. Quando hanno messo le avvertenze sui pacchetti di sigarette, i consumi sono rimasti uguali.
      L’aspetto più importante nelle indicazioni europee sta nel passaggio tra il bere alcolici come comportamento normale – e quindi fatto senza pensarci – al bere alcolici come scelta informata, ma non condivisa a priori. Lo stesso cambiamento che è avvenuto per le sigarette avverrà per il vino. Guardate i filmati di qualche anno fa, si fumava negli studi televisivi, nelle riunioni di lavoro, negli ospedali. Ora chi fuma sa di fare una scelta non in linea con le indicazioni mediche e con il sentire comune. Ma culturalmente nessuno, nemmeno i fumatori, tornerebbero alla situazione precedente.

  4. So che la carne è cancerogena e non solo quella proveniente da allevamenti intensivi, ma per quanto riguarda il vino è la prima volta che lo sento. Comunque. con buona pace della Commissione e di chi crede corretti i suoi rilievi, continuerò a berlo e credo che saranno in tanti, anzi, in tantissimi a farlo.

  5. Mi chiedo come mai la Commissione europea non abbia lo stesso zelo anche nei riguardi degli allevamenti intensivi e del consumo di carne. Gli allevamenti intensivi sono la maggior causa di inquinamento (prima causa di cancro, unitamente al fumo), allevano le povere creature con steroidi (causa di cancro e di altre gravi patologie), li riempiono di antibiotici (pratica che causa ai consumatori resistenza a tali fondamentali farmaci). Coerenza e onestà intellettuale vorrebbe che anche alle macellerie e ai reparti dedicati dei supermercati corresse l’obbligo di esporre avvisi sulla pericolosità dei prodotti che vendono.

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