Rivoluzione in casa di Piemont Land of Wine, l’ente che, dal 2011, raggruppa i 14 consorzi piemontesi di tutela del vino. Il presidente Matteo Ascheri, nominato nel 2020, ha rassegnato le dimissioni motivandole con l’impossibilità di progettare e attuare politiche di promozione comune.
Con Ascheri sono usciti dal super-consorzio anche i rappresentanti del Consorzio di tutela del Barolo e del Barbaresco, di cui è presidente. Stessa strada scelta dal Consorzio del Roero. Terremoto che viene letto come una spaccatura tra la componente albese e quella astigiana. La prima, formata da cantine medio-piccole con strategie che non sempre collimano con quelle astigiane dove operano grandi aziende e cooperative. Semplificando, il mondo del Barolo e del Barbaresco contro quello del Barbera: due visioni che, oggi, appaiono differenti su molti fronti. A partire dalla partecipazione ad eventi e fiere.
A partire da Vinitaly Special Edition, la cui partecipazione non è stata ben accetta da Piemont Land od Wine che, al contrario, puntava su un paio di eventi in Piemonte. Oppure sulla “vendemmia verde” proposta dal consorzio mentre altri avevano avanzato il ricorso allo stoccaggio. Il vicepresidente di Piemonte Land e presidente del Consorzio Barbera d’Asti, Filippo Mobrici, si dice «molto amareggiato» per come si sono messe le cose. Spiegando che «il super consorzio finora è stato sino ad ora uno strumento estremamente utile che non ha bisogno di primedonne. Il vigneto piemontese è composto da 44mila ettari, non solo dai 3500 di Barolo, Barbaresco e Roero».