Taranto, 20 ago. (TMNews) – Per i giudici del Riesame non ci sono dubbi sulle responsabilità dell’inquinamento ambientale dell’area dello stabilimento dell’Ilva di Taranto, determinato nel corso
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Taranto, 20 ago. (TMNews) – Per i giudici del Riesame non ci sono dubbi sulle responsabilità dell’inquinamento ambientale dell’area dello stabilimento dell’Ilva di Taranto, determinato nel corso degli anni “attraverso una costante e reiterata attività inquinante posta in essere con coscienza e volontà, per la deliberata scelta della proprietà e dei gruppi dirigenti” dell’Ilva.
I giudici del Riesame di Taranto, Morelli, Ruberto e Romano, nel confermare il sequestro senza facoltà d’uso dell’area a caldo dello stabilimento tarantino a cui sono stati posti i sigilli lo scorso 25 luglio, ribadiscono anche gli accertamenti svolti sulla qualità dell’aria, del suolo e dei reparti animali, dai periti del gip durante l’incidente probatorio e scrivono “la gravissima compromissione ambientale sopra descritta, consistente nella contaminazione di una vasta area di terreno compresa tra i territori dei Comuni di Statte e Taranto, che ha comportato ingenti danni economici alle locali aziende zootecniche, ma sopratutto ha creato una situazione di grave pericolo per la salute e la vita di un numero inderminato di persone, è stata causata dall’attività inquinante dello stabilimento siderurgico dell’Ilva, protrattasi per anni nonostante le osservazioni e i rilievi mossi al riguardo dalle autorità preposte alla salvaguardia dell’ambiente e della salute”.
Nel provvedimento, composto di 123 pagine, non ci sono dubbi sulle responsabilità di questo disastro “determinato nel corso degli anni, sino ad oggi, attraverso una costante e reiterata attività inquinante posta in essere con coscienza e volontà, per la deliberata scelta della proprietà e dei gruppi dirigenti”.
Così come sono adesso, gli impianti sequestrati, sono pericolosi e necessitano di lavori di adeguamento. “La descrizione dello stato degli impianti dello stabilimento Ilva di Taranto e le numerose e gravi criticità evidenziate dai periti chimici, dal Noe carabinieri di Lecce, dall’Arpa Puglia e dai consulenti tecnici dei pm, mette in luce, oltre alla oggettiva innegabile inadeguatezza dei sistemi di protezione ambientale adottati dal Gestore, una situazione di pericolo ancora in atto e di danno per l’ambiente circostante e, in definitiva, per la salute e la vita dei cittadini di Taranto, in particolare quelli residenti nei quartieri più prossimi all’area dello stabilimento (il rione Tamburi e il centro della città)”.