Cinema/ Ne “La nave dolce” lo sbarco che nel ’91 cambiò l’Italia
Vicari: su albanesi ci fu repressione come a Genova nel 2001
Roma, 30 ott. (TMNews) – Non fu solo il primo respingimento di massa quello che l’Italia mise in atto nell’agosto 1991, quando arrivarono a bordo della nave Vlora nel porto di Bari quasi 20mila albanesi: per Daniele Vicari quello fu un evento che cambiò l’Italia e che dimostrò “un’attitudine non democratica delle nostre istituzioni” nel far fronte alle emergenze e nella gestione dell’ordine pubblico. Il regista ne “La nave dolce” (in sala l’8 novembre) ha ricostruito attraverso filmati di repertorio e attraverso le voci dei protagonisti quell’epopea finita in un sogno infranto, che fu gestita in maniera improvvisata dallo stato italiano, che rinchiuse gli immigrati in uno stadio per 5 giorni: “Si gestì lo sbarco attraverso la repressione e la deportazione, e lo stesso metodo si usò, peggiorandolo, a Genova nel 2001. Ancora 10 anni dopo la politica è stata incapace di gestire un evento e ha delegato l`azione alle forze dell`ordine” ha affermato Vicari, regista anche del film “Diaz”.
Da quello sbarco nel ’91 a oggi l`Italia ha cambiato volto: nel ’91 nel Paese c`erano 300mila immigrati, oggi ce ne sono circa 4,5 milioni, segno, secondo Vicari, che “la ferocia nella gestione di quell’evento non ha neanche pagato”. Ma quell’episodio per il regista svelò anche un altro volto dell`Italia: “Da lì secondo me inizia l`Italia contemporanea, che ha difficoltà ad affrontare eventi storici, che trasforma ogni cosa in un`emergenza, che è indecisa e divisa” ha affermato Vicari, che nel film mostra il conflitto che nacque all`epoca tra il Presidente della Repubblica Cossiga, che promosse la linea dura, e il sindaco di Bari che cercava di gestire quello sbarco in maniera non repressiva.
Secondo Vicari, in un Paese sempre diviso, la gestione delle
emergenze rimane un problema enorme per le istituzioni: “Nello
stadio di Bari c`erano i prodromi dei Cie: anche oggi vengono
messe in una zona franca dove non valgono le leggi dello stato
delle persone che non si sa come gestire. 20 anni dopo,
purtroppo, ancora vige l`idea folle di rinchiudere dentro dei
recinti delle persone senza documenti” ha affermato il regista.