L.elettorale/ Pd: Con soglia alta, premio 10% primo partito
“E il ‘bonus’ alla coalizione deve portare al 55% dei seggi”
Roma, 6 nov. (TMNews) – E’ stato quasi un ‘gabinetto di crisi’ quello riunito questa mattina da Pier Luigi Bersani sulla legge elettorale: il segretario Pd ha convocato i capigruppo in Parlamento e gli ‘esperti’ della materia per fare il punto della situazione di fronte al rischio di un “colpo di mano” Pdl-Udc, per usare le parole dello stesso Bersani. I democratici hanno messo a punto le contromosse da giocare al tavolo della trattativa: se la soglia per il premio di coalizione deve essere alta (40%-42%), bisogna anche prevedere che il ‘bonus’ garantisca un numero di seggi adeguato, il 55% per esempio. Inoltre, se si prevede questa soglia per il premio di coalizione bisogna anche inserire un ‘premietto’ per il primo partito, nel caso nessuna coalizione ottenesse abbastanza voti per prendere il premio. Un ‘premietto’ che per il Pd non può essere inferiore al 10%.
Il clima era preoccupato fin dall’inizio e quando sono arrivate le agenzie con le dichiarazioni di Mario Monti i timori sono ulteriormente aumentati: l’equivoco, poi chiarito, di un possibile decreto del Governo aveva mandato in fibrillazione il vertice del Pd. Dario Franceschini è uscito dalla riunione proprio per verificare le parole esatte pronunciate da Monti, visto che i siti di alcuni giornali parlavano di decreto. Ma anche la semplice ipotesi di un disegno di legge è un messaggio chiaro: se i partiti non intervengono, ci penserà il Governo a intervenire sul punto dolente della soglia del premio di maggioranza. Uno scenario che al Pd non piace comunque, come dimostrano proprio le parole di Franceschini: “Tecnicamente il Governo può presentare un ddl, ma il Parlamento deve assolutamente approvare la riforma elettorale”.
Il problema è che al momento le ‘condizioni’ del Pd non si incrociano con la disponibilità di Pdl e Udc. Gaetano Quagliariello, questa mattina sull’Unità, ha aperto alla possibilità di un ‘premietto’ al primo partito del 6%-7%. “Troppo poco”, replicano i democratici. Il ragionamento è chiaro: se la coalizione non ottenesse il ‘quorum’ per il premio, bisogna garantire almeno un bounus del 10% al primo partito, in modo da farne il perno sui cui costruire il Governo. Sondaggi alla mano, il Pd con un premio del 10% arriverebbe al 40% dei seggi circa, se poi nascesse anche il listone con Sel e Psi si potrebbe anche puntare al 45%. Una quota che non garantisce l’autosufficienza, ma che darebbe a Bersani ottime possibilità di sedere a palazzo Chigi, trattando un’alleanza post-voto anche con i centristi.