Mafia/ Pm Palermo: Trattativa ebbe garanzie Berlusconi-Dell’Utri
Nelle memorie dei magistrati la sintesi di anni d’indagine
Palermo, 6 nov. (TMNews) – Una delle pagine più buie della storia repubblicana, quella della presunta trattativa tra Stato e mafia a cavallo del biennio 92-94 “trovò finalmente il suo approdo nelle garanzie assicurate dal duo Dell’Utri-Berlusconi”.
E’ questo uno dei passaggi chiave della “Memoria a sostegno del rinvio a giudizio” dei 12 imputati coinvolti nel processo di cui la settimana scorsa si è svolta a Palermo l’udienza preliminare. Nel documento di 22 pagine, consegnate al gup Piergiorgio Morosini, i pm palermitani hanno racchiuso la lettura sintetica ed organica di una gran mole di prove, testimonianze, intercettazioni e documenti. La “summa di una lunga e laboriosa indagine”, scrivono i magistrati, inerente la “scellerata trattativa”, sviluppatasi fra i massimi esponenti di Cosa Nostra ed alcuni rappresentanti dello Stato.
Il racconto dei pm, coordinati dall’aggiunto Antonio Ingroia, parte dal 1989 con il crollo del muro di Berlino; e con la fine della “guerra fredda”, indicata come “grande madre” di una catena di eventi. Cessando la “copertura politica della guerra fredda”, infatti, venne meno la ragione che aveva portato la criminalità organizzata a “intessere, all’interno del sistema politico-istituzionale, una serie di rapporti che hanno fatto dell’Italia uno degli snodi degli interessi macroeconomici del crimine mondiale”.
E a quel punto che il capo di Cosa nostra, Totò Riina, virò per una strategia della tensione che potesse mantenere alto il livello di guardia e di considerazione dello Stato verso la mafia. A tal proposito, i pm sottolineano il “valore simbolico” delle parole dell’ex capo dei capi ai suoi fedelissimi: “Dobbiamo fare la guerra allo Stato per poi fare la pace”.
Parole cui fecero eco, ancora più inquietante, quelle di uno dei suoi luogotenenti, Leoluca Bagarella: “In futuro non dobbiamo più correre il rischio che i politici possano voltarci le spalle”. Cosa Nostra insomma voleva gettare le basi per un nuovo rapporto con il potere istituzionale, ed “esprimere direttamente le scelte politiche attraverso i suoi uomini, senza alcuna mediazione. Annullare la politica – si legge nel documento – ed i politici tradizionali per favorire l’ingresso della mafia in politica, tout court”.