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Obama/ Il ruolo di Marchionne e dell'auto nella rielezione
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Obama/ Il ruolo di Marchionne e dell’auto nella rielezione

Obama/ Il ruolo di Marchionne e dell’auto nella rielezione
Decisivi i “colletti blu” nel successo in Ohio


Roma, 7 nov. (TMNews)
– Sergio Marchionne, la Chrysler e l’industria automobilistica hanno giocato un ruolo importante, forse decisivo, nella rielezione di Barak Obama. Questo il commento di diversi commentatori nella lunga notte elettorale americana. La decisione di Obama di salvare l’industria automobilistica americana e i suoi posti di lavoro, è stata sin dall’inizio uno dei temi decisivi della campagna elettorale, forse il più favorevole al presidente uscente da quando lo sfidante Mitt Romney fece una colossale gaffe politica scrivendo sul New York Times che l’industria dell’auto andava lasciata fallire. Poi Romney ha cercato di correggersi, ma il danno era fatto, soprattutto agli occhi dei milioni di lavoratori che ruotano attorno all’industria automobilistica Usa.

L’auto è stata protagonista anche nelle ultime infuocate battute della campagna elettorale, quando Romney ha accusato in uno spot televisivo la Chrysler di voler andare a produrre la Jeep in Cina, delocalizzando alcune fabbriche dagli Usa. Immediata la replica di Obama, affidata indirettamente a Marchionne: lo spot di risposta del presidente uscente, infatti, riportava una foto dell’ad di Fiat-Chrysler e una sua frase che smentiva recisamente la delocalizzazione della Jeep, facendo segnare un punto a favore di Obama.

Ma è stata nella notte elettorale che l’industria dell’auto e i suoi lavoratori “salvati” da Obama sono stati importanti, forse determinanti. La svolta a favore del presidente uscente si è avvertita chiaramente quando sono cominciati ad affluire i dati del Michigan, lo Stato automobilistico per definizione, salutati da un boato di soddisfazione nel quartier generale di Obama a Chicago. La vittoria di Obama in Michigan era prevista, ma l’entusiasmo era comunque giustificato, perchè costituiva un’anticipazione di quello che sarebbe poi accaduto nello Stato in bilico dell’Ohio, dove ci sono 150 mila lavoratori nell’industria dell’auto e altre decine di migliaia nell’indotto. Si calcola che il 12% degli occupati dello Stato affacciato sul lago Erie sia legato all’auto. L’Ohio, uno degli stati della “iron belt” (la “cintura dell’acciaio” che parte da Buffalo e arriva a Detroit) ospita nella città di Toledo numerose imprese automobilistiche, tra cui una delle principali fabbriche proprio della Jeep-Chrysler e ha molte imprese di componentistica auto. Sempre in Ohio la città di Akron è la capitale dell’industria degli pneumatici, sede della Goodyear. Insomma, nel milione di elettori che hanno dato la vittoria ad Obama, i “colletti blu” dell’auto sono stati una componente essenziale. Anche grazie a Marchionne.

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