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M.O./ Con la tregua Obama irrompe nel dossier mediorientale
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M.O./ Con la tregua Obama irrompe nel dossier mediorientale

M.O./ Con la tregua Obama irrompe nel dossier mediorientale
Lo dimostra il precipitoso invio di Hillary Clinton


Roma, 22 nov. (TMNews)
– La tenuta della tregua fra Israele e Hamas è ancora tutta da verificare; ma il precipitoso invio di Hillary Clinton in Medio oriente a fare da pompiere dell’incendio su Gaza indica l’intenzione di Barack Obama, al secondo mandato, di ‘mettere mano’ in modo deciso al dossier mediorientale, dopo un paio d’anni di basso profilo sulla questione, anche durante i mesi della cosiddetta ‘primavera araba’.

Iscrivere il proprio nome sulla risoluzione del conflitto israelopalestinese è il sogno non nascosto di tutti i presidenti americani democratici. Ci provò inutilmente Bill Clinton, e per Obama sarebbe il coronamento concreto di quel premio Nobel per la pace che gli fu assegnato, sulla fiducia, nel 2009.

Il ruolo defilato degli Stati Uniti negli ultimi anni ha fatto pensare a molti che Washington avrebbe lasciato il campo ad altri attori nella regione. I fatti ora stanno dimostrando il contrario. Hillary Clinton, in scadenza di mandato, ha interrotto il viaggio in Asia a fianco di Obama per visitare il Cairo, Gerusalemme e Ramallah. L’annuncio della tregua è arrivato stasera dal ministro degli Esteri egiziano Kamel Amr, che ha parlato in mondovisione con accanto a sé il segretario di Stato Usa. Washington e il Cairo si presentano come i principali negoziatori in campo, e l’Egitto dei Fratelli Musulmani viene accettato come un alleato a tutto tondo.

L’interesse di Obama per il mondo mediorientale e i suoi metodi erano evidenti già dal discorso ai paesi islamici che tenne subito dopo la prima elezione, tendendo la mano e parlando di fratellanza; così come era evidente già allora che non avrebbe avuto rapporti facili con il premier conservatore israeliano Benyamin Netanyahu. Fra le righe della telefonata di congratulazioni di Obama al leader israeliano, del resto, si legge la pressione esercitata da Washington per convincere il governo Netanyahu a firmare una tregua, nonostante l’offensiva su Gaza godesse dell’approvazione di una larghissima maggioranza della popolazione. L’ufficio del Primo ministro ha emesso un comunicato specificando che si è scelto di “dare una possibilità” alla proposta di cessate il fuoco e che Netanyahu ha “accettato la raccomandazione” di Obama di acconsentire alla tregua.

Ma i conflitti regionali non coinvolgono solo Israele e territori palestinesi; sullo scacchiere – dove ogni crisi è correlata a un’altra adiacente – i punti caldi post primavera araba restano la Siria e soprattutto l’Iran. Proprio a Teheran del resto Obama ha già lanciato nelle scorse settimane un appello alla ragionevolezza, e proprio oggi il gruppo del 5+1 ha indicato la sua disponibilità a trattare con il regime di Ahamadinejad sul dossier nucleare.

Obama è celebre per la sua capacità di negoziare compromessi – magari anche dolorosi. Se intende – come sembra – avventurarsi davvero in quella che spesso viene definita la palude mediorientale, avrà bisogno di tutta la sua abilità diplomatica; e di un segretario di Stato all’altezza della sfida.

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