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L.elettorale/ Sulla riforma l'incognita Pdl, per Grillo è golpe
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L.elettorale/ Sulla riforma l’incognita Pdl, per Grillo è golpe

L.elettorale/ Sulla riforma l’incognita Pdl, per Grillo è golpe
Gruppi Senato al lavoro su testo ma intesa ancora non c’è


Roma, 29 nov. (TMNews)
– Il presidente del Senato, Renato Schifani, è “fiducioso e ottimista” che la prossima settimana non solo la riforma elettorale approderà in Aula ma verrà anche votata. Eppure, nonostante il lavoro di alcuni volenterosi componenti della commissione Affari Costituzionali e del presidente dei senatori del Pd, Anna Finocchiaro, su un testo condiviso, una intesa ancora non c’è ed è difficile che ci sia prima del risultato del ballottaggio tra Pierluigi Bersani e Matteo Renzi di domenica ma soprattutto prima di un chiarimento sul futuro del Pdl.

Le notizie che arrivano oggi di un ufficio di presidenza del
partito di Silvio Berlusconi convocato per la prossima settimana
“per assumere le decisioni riguardo le primarie e l’assetto
migliore da presentare nella prossima campagna elettorale” non
schiariscono l’orizzonte di una riforma elettorale su cui il Pdl
è diviso: al Senato si lavora sull’ennesima proposta elaborata
dal leghista Roberto Calderoli che prevede l’assegnazione di un
premio di maggioranza alla coalizione che supera il 40%
portandola a 340 seggi e, al di sotto, un premio dell’8,4% dei
seggi, pari a 52-53 seggi, a chi ottiene il 30% di voti. Ma per
il Pd è troppo poco rispetto alla posizione iniziale attestata
sul lodo D’Alimonte del 10% (cioè circa sessanta seggi), per il
Pdl invece è troppo, va ripetendo il relatore del testo Lucio
Malan.

Lunedì sera tornerà a riunirsi in seduta notturna la Commissione
e mercoledì la riforma che archivia il Porcellum dovrebbe
approdare in Aula secondo il calendario: ma alle incognite
politiche si aggiungono quelle legate all’ingorgo parlamentare
del Senato. E’ slittato a martedì il voto di fiducia sul decreto
sui costi della politica fissato per oggi ma, da calendario,
sempre martedì, l’Assemblea dovrebbe esaminare il decreto
sviluppo. Esaurire i due temi in un giorno solo non è impresa
facile e, se non dovesse riuscire, a farne le spese sarà ancora
una volta la riforma elettorale.

Per Beppe Grillo “è in atto un colpo di stato progressivo”, “l’Italia non è più una democrazia, ma una partitocrazia affiliata ai poteri economici internazionali”: “Neppure Stalin o Mao – scrive il leader del movimento 5 stelle sul suo blog – hanno avuto la vostra faccia di bronzo, di cambiare le regole del gioco all’ultimo minuto dichiarando che è per la democrazia”.

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