Cresce chance listone Monti Camera, ma pesano veti incrociati
Montezemolo frena, Casini tratta con partito. E Passera insiste
Roma, 19 dic. (TMNews) – Tutti ormai considerano inevitabile una forma di impegno diretto di Mario Monti. La prima conseguenza – e in attesa di venire a conoscenza dei contorni di questo scenario – sarebbe quella di dare vita a una lista Monti al Senato. La seconda consenguenza resta l’obbligo di raggiungere un accordo tra le anime del montismo anche per quanto riguarda la corsa a Montecitorio. Di questo, anche di questo hanno discusso oggi a Palazzo Chigi Pier Ferdinando Casini, Lorenzo Cesa e Luca Cordero di Montezemolo a Palazzo Chigi, alla presenza dell’attuale premier. Senza siglare un’intesa, perché il vero tavolo si aprirà un minuto dopo l’annuncio pubblico del Professore. Ma gli ambasciatori sono già all’opera per porre le basi di una soluzione che dovrà rispettare tempi necessariamente stretti come quelli che separano il contenitore montiano dalla presentazione delle liste.
E’ una partita in cui si sfogano i tatticismi e le ambizioni dei partiti che hanno già giurato fedeltà a Monti. Se è vero che il Professore considera praticabile un listone unico anche per la Camera, è altrettanto vero che sul punto esistono sensibilità diverse tra i big in trattativa. Per questo oggi appare più probabile il varo di una lista Monti anche per Montecitorio, anche se non risultano sciolti i nodi politici che separano il Centro da questo obiettivo.
Montezemolo, innanzitutto. Il fondatore di Italia Futura, raccontano a Montecitorio, fra i meno entusiasti nei confronti del listone. Un po’ perché non esiste un ‘precedente’ sul quale valutare il peso della sua componente in un’eventuale lista unica, con il rischio di finire sottodimensionato. Un po’ perché l’idea di varare la ‘lista civica nazionale per Monti’ avrebbe il pregio di raccogliere il consenso montiano, evidenziando il contributo della società civile rispetto a partiti come Fli e Udc.
Casini, invece, soppesa pro e contro. Prega Cesa di tranquillizzare i parlamentari centristi non chiudendo all’ipotesi di correre con l’amato scudocrociato. Ma è soprattutto il blocco meridionale dell’Udc, i dirigenti radicati sul territorio a chiedere a Pier Ferdinando di non arretrare, almeno alla Camera, e di raccogliere con il tradizionale simbolo un consenso capace di garantire gli uscenti. Ma la trattativa resta in bilico, perché Casini potrebbe trarre beneficio anche dall’idea di un listone. Intanto perché rimescolerebbe gli equilibri interni al partito, favorendo anche un po’ di fisiologico ricambio. Ma soprattutto perchè non permetterebbe la conta con una lista civica per Monti che potrebbe non sorridere all’ex Presidente della Camera.
Gianfranco Fini è alla presa con preoccupazioni analoghe. Il Presidente della Camera deve trattare conscendo le resistenza di una parte del mondo cattolico e i dubbi di promotori come Olivero. Il suo punto di forza resta il rapporto con Monti, anche se oggi al cospetto del premier non era presente per “opportunità istituzionale”. Ha comunque sentito al telefono Monti e Montezemolo e ha anche incontrato Casini,. I colonnelli finiani gradirebbero una federazione di liste per la Camera, convinti di poter ottenere percentuali che garantirebbero alla galassia futurista almeno una quindicina di seggi. Ma il leader non esclude il listone anche per Montecitorio e, secondo fonti non ufficiali, potrebbe anche valutare la possibilità di candidarsi al Senato.
Uno dei massimi sponsor della soluzione unitaria è Corrado Passera. Riferiscono di un insistente pressing del ministro montiano per permettere questo schema. Alcune fonti non riconducibili al titolare del ministero dello Sviluppo legano questa posizione ai rapporti altalenanti tra Passera e Montezemolo, che potrebbero causare qualche imbarazzo in caso di candidatura del ministro nella lista civica montiana.
Non trattano direttamente al tavolo, ma sono già della partita i montiani in fuga dal Pdl. Qui la distinzione obbligata diventa quella tra i seguaci ‘autorizzati’ del Prof e gli ‘autocandidati’. Fra i primi, come è noto, vanno annoverati a pieno titolo Mario Mauro, Franco Frattini e Beppe Pisanu. ‘Disperatamente’ prova a giocare un ruolo anche Gianni Alemanno, con qualche possibilità, come anche i teocon del Pdl in freddo con Berlusconi. Capitolo a parte per Angelino Alfano. Su di lui, con una buona dose di tattica, punta Casini. A lui sarebbe richiesta una pubblica (e altamente improbabile) ‘dissociazione’ da Silvio Berlusconi, per traghettare la parte più moderata del Pdl nel contenitore montiano. Ma con questo scenario, almeno a tenere in conto la cronaca, si rasenta già il campo della fantapolitica.