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Tv/ Accorsi contro camorra che si fa impresa e entra in politica
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Tv/ Accorsi contro camorra che si fa impresa e entra in politica

Tv/ Accorsi contro camorra che si fa impresa e entra in politica
Dal 25 Il clan dei camorristi. L’attore: più se ne parla meglio è


Roma, 23 gen. (TMNews)
– L’ascesa della camorra del dopo-Cutolo, che si trasforma in impresa e penetra nelle istituzioni e nella politica: è questo il filo conduttore della fiction “Il clan dei camorristi”, in onda su Canale 5 dal 25 gennaio. A guidare la battaglia contro la criminalità organizzata nel ruolo di un magistrato c’è Stefano Accorsi: “E’ una fiction senza retorica: si raccontano i due fronti di questa battaglia senza idealizzarne nessuno” ha affermato Accorsi, che per il suo ruolo ha avuto la consulenza di Raffaele Cantone. L’attore rifiuta a priori le potenziali polemiche sull’opportunità di una fiction del genere: “Le organizzazioni criminali stanno prendendo sempre più piede in Italia, più se ne parla meglio è” ha affermato.

La serie parte dal terremoto dell’Irpinia dell’80, con la lotta tra i clan per accaparrarsi i soldi della ricostruzione, e arriva fino al 1998. Lo sceneggiatore Claudio Fava ha spiegato: “Raccontiamo cosa è stata la camorra, come è diventata un pezzo del potere politico e economico, e in parte cos’è ancora”. Sulle potenziali polemiche Fava è categorico: “Le fiction di mafia non sono un genere, perché qui non parliamo di un genere: questo è il Paese, siamo nella cronaca. E se c’è un elemento di seduzione è perché il male seduce, il potere seduce, non le serie”.

Il produttore Pietro Valsecchi ha confessato che è stato Matteo Garrone a suggerirgli di realizzare la serie, e di aver rinunciato al titolo “Il clan dei Casalesi” per evitare che si identificasse la camorra con una sola città. “La fiction deve aiutare le persone a capire il Paese in cui vive” ha affermato, sottolineando che Mediaset si è dimostrata sempre disponibile a fiction del genere, come “Il clan dei camorristi”: “Loro ci permettono di raccontarle, ci danno libertà, basta che funzionino. Mi chiedo invece perché la Rai non si occupi di queste storie” ha concluso.

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