Carne equina/ Ikea blocca polpette in 16 paesi Ue, anche Italia
Dopo allarme Repubblica Ceca, nuovi test risultati attesi a breve
Roma, 25 feb. (TMNews) – Scoppia un altro caso in Europa sulla presenza di carne di cavallo in prodotti alimentari: stavolta coinvolge il gigante dei mobili Ikea, che ha deciso di bloccare a scopo cautelare la vendita delle sue popolari polpettine in 16 paesi dopo che le autorità della Repubblica Ceca hanno affermato di avervi rinvenuto tracce di carne equina. Ma il gruppo rivendica che solo due settimane fa, quando si era già creato allarmismo in Europa per altri casi di carne equina non segnalata in vari prodotti di altri marchi, aveva autonomamente effettuato analisi su diversi tipi dei suoi preparati “senza rinvenire traccia di Dna” di cavallo.
Ora sta rapidamente operando nuove analisi sui lotti segnalati
dalle autorità Ceche, e i risultati sono attesi a breve. Intanto
sono state bloccate le vendite di polpette – appartenenti allo
stesso lotto messo sotto i riflettori dalle autorità ceche – in
Slovacchia, Repubblica Ceca, Ungheria, Francia, Gran Bretagna,
Portogallo, Italia, Olanda, Belgio Spagna, Grecia, Cipro,
Irlanda, oltre a Svezia e Danimarca. Anche in Romania è stato
deciso di fermare le vendite di questo prodotto, che Ikea vende
sia già cotte, nei ristoranti dei suoi mega punti vendita, sia
nei negozi alimentari in pacchi surgelati da 1 kg.
Nella penisola, Ikea Italia, su decisione dell’amministratore
delegato Lars Peterson, ha affermato di aver bloccato tutti i
lotti di polpette a tutela dei consumatori. Anche in questo caso
sono state avviate analisi e si spera di ottenere i primi
risultati in poco tempo, questione di giorni.
Intanto l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) ha riferito che sta “seguendo attentamente” i casi di prodotti contenenti carne di cavallo non indicata in etichetta, ma ricorda che nel sistema di sicurezza dell’Unione europea le decisioni sono di competenza dei singoli Stati membri e della Commissione europea. Inoltre l’ente, che ha sede a Parma, ricorda che al momento i casi di contaminazione sono solo un problema di falsa etichettatura: rischi per la salute al momento non ne sono stati segnalati.