##’Pd-toghe voglio arrestarmi’. Cav ‘battezza’ operazione Craxi 2
Alfano: Reagiremo duramente. Ed è scontro su Brunetta capogruppo
Roma, 13 mar. (TMNews) – Non ha aspettato la decisione sul processo Ruby, né la presa di posizione di tutti i togati e dei laici Pd del Cms per tornare a tuonare contro la magistratura. L’affollamento di udienze deciso dal tribunale di Milano per la prossima settimana (mentre saranno in corso le consultazioni) e la reazione di difesa dell’organo di autogoverno delle toghe, semmai, lo hanno corroborato ancora di più nella sua convinzione: e cioè che ci sia un preciso disegno per eliminarlo di fronte al quale è necessario ragire. E così Silvio Berlusconi, nonostante quell’invito collettivo ad abbassare i toni tra politica e giustizia lanciato ieri da Napolitano che pareva aver tanto confortato i vertici pidiellini, decide di tornare a far sentire la sua voce. E lo fa attraverso un’intervista a ‘Panorama’, uno dei giornali di famiglia, che risalirebbe a martedì ma che evidentemente nessuno ha chiesto di fermare.
Nessuna esitazione da parte dell’ex premier a dire che c’è una “parte della magistratura” che “mossa da un pregiudizio politico” si è trasformata “da ordine dello Stato in un potere assoluto, onnipotente e irresponsabile”. Berlusconi ‘battezza’ anche questa operazione: dice che il nome che circola è ‘Craxi 2’. “Non sono riusciti a eliminarmi con il mezzo della democrazia, le elezioni, e ora tornano – afferma – a provarci attraverso questo uso della giustizia a fini di lotta politica. Sanno che sono io il vero ostacolo sulla strada della sinistra”.
Perchè per il Cavaliere, che di sicuro almeno per questa notte resta ancora ricoverato presso il San Raffele, uveite e scompensi pressori sono nulla in confronto al travaso di bile che gli causano i suoi processi. L’ennesima goccia in un vaso per altro già traboccato è la voce insistente – sebbene smentita dalla procura di Napoli – che possa arrivare una richiesta di arresto per il Cavaliere nell’ambito dell’inchiesta sulla compravendita di senatori all’epoca del governo Prodi. Solo una voce, appunto. Ma, come spesso accade, tanto basta a scatenare la bagarre politica. Ai grillini che già si erano detti pronti a votare favorevolmente oggi si è aggiunto il democratico Maurizio Migliavacca. “Se gli atti fossero fondati” potremmo votare sì: è questa la frase incriminata che scatena la batteria di reazioni dei vertici pidiellini. “Il Popolo della libertà – dice soprattutto il segretario Angelino Alfano – ha ben chiaro il progetto della sinistra ed è determinato a reagire con tutte
le forze contro questo disegno di inaudita gravità”.
Il punto è che la questione giudiziaria si intreccia con la difficile composizione del quadro politico e Berlusconi non vuole essere tagliato fuori, soprattutto dalla nomina del presidente della Repubblica. In questo momento, tuttavia, nessuno è in grado di usare toni più aspri di quelli che (ovviamente in privato) utilizza lui stesso. E dunque, nella corsa in atto tra i big pidiellini ad essere sempre più solidali verso il ‘Capo’, tornano in auge anche le proposte di ‘strappo’ che a fatica le colombe (in triangolazione con il Quirinale) avevano cercato di archiviare: ossia l’Aventino in occasione dell’insediamento delle Camere e – soprattutto – una versione ‘hard’ della manifestazione già in programma per il 23 marzo sulla giustizia.
Mentre tuttavia cerca di stendere un cordone sanitario intorno al proprio leader, il partito deve anche fare i conti con ‘piccole’ beghe interne. Come la nomina del nuovo capogruppo alla Camera. A volere per quell’incarico l’ex ministro Renato Brunetta sarebbe Berlusconi in persona. Ciò nonostante i mugugni all’interno dei parlamentari oggi sono arrivati al punto che, dopo un susseguirsi di incontri più o meno allargati, alcuni sarebbero addirittura arrivati a minacciare di lasciare il gruppo. Bisogna vedere se avranno il coraggio di dirlo anche al Cavaliere.