Camere/ Bersani lascia M5S, si tratta con Monti su Finocchiaro
Veto del premier su Dellai, ma Quirinale frena il Professore
Roma, 15 mar. (TMNews) – L’unico dato certo, a fine giornata, è la definitiva chiusura del Pd al Movimento 5 Stelle. Raccontano dirigenti Pd che già ieri Dario Franceschini ed Enrico Letta avevano suggerito a Pier Luigi Bersani di mettere da parte l’ipotesi di votare il candidato grillino, ma il leader aveva voluto mantenere la porta aperta fino all’ultimo. Il nodo, a questo punto, è tutto nel rapporto con Mario Monti, che viene descritto molto contrariato per la trattativa che Lorenzo Dellai avrebbe avviato a sua insaputa per la Camera. Il rilancio di Monti, secondo alcuni dirigenti democratici, sarebbe proprio una reazione alla mossa di Dellai, che avrebbe provato ad ottenere il sì del Pd sul suo nome come successore di Gianfranco Fini. D’altro canto, le perplessità di Giorgio Napolitano rispetto all’ipotesi di un Monti che lascia il governo in questo momento avrebbero avuto la meglio sull’ostinazione del professore. I segnali mandati dalla Lega a favore di Anna Finocchiaro potrebbero rilanciare la candidatura dell’attuale capogruppo Pd al Senato, se in cambio si riuscirà a convincere Monti ad accettare la Camera.
Già stamattina Bersani alla Camera spiegava di non essere ottimista riguardo al dialogo con M5S, ma un ultimo tentativo è stato fatto da Sel, di concerto con i ‘giovani turchi’ del Pd: Nichi Vendola ha provato a ‘lanciare’ l’idea di un atto “unilaterale” del centrosinistra a favore di Raffaele Fico, ma l’operazione ha portato solo una manciata di voti ‘extra M5S’ sul candidato grillino. “Troppo pochi – chiosava in serata un dirigente democartico – perché domattina alla riunione di gruppo qualcuno possa pensare di riproporre l’ipotesi di votarlo comunque”. Bersani ha costruito la sua strategia da portare al Quirinale proprio sulla possibilità di coinvolgere M5S sul merito dei provvedimenti e certificare l’impossibilità anche di una convergenza sui presidenti delle Camere non rafforza certo le chance del leader Pd di diventare premier.
I bersaniani, però, insistono e mostrano la faccia dura. La sua cerchia stretta manda segnali minacciosi, “i parlamentari bersaniani del Pd sono la maggioranza, senza di noi non si fa niente”, è l’avvertimento. Parole che certo non faranno piacere a Napolitao, descritto come fautore di un governo del presidente. La mezza apertura della Lega è il nuovo appiglio per Bersani e i suoi, “l’importante è che il governo parta, poi si va avanti”. Ma uno dei principali dirigenti Pd ammette: “Non si è ancora capito se la Lega davvero farà partire un governo ‘di scopo’ o se è solo tattica. Non solo, ma anche se facesse sul serio, bisogna chiarire se sono disposti anche a dare il via libera a Bersani o chiederebbero comunque un altro nome, magari proprio la Finocchiaro.
Che la capogruppo Pd in Senato stia diventando un punto di snodo è chiaro. Oggi un deputato Pd, ovviamente non bersaniano, spiegava: “Se si riesce ad eleggere lei, abbiamo il ‘piano B’. Il problema è convincere Monti, che non vuole Dellai…” Qualcuno fa il nome di Mario Marazziti, come possibile ‘montiano’ presidente della Camera, un nome ovviamente suggerito da Andrea Riccardi. Ma a frenare su questo schema c’è Dario Franceschini, che punta alla poltrona più alta di Montecitorio e che trova orecchie attente in Bersani, consapevole che dietro al nome della Finocchiaro alcuni stanno provando a costruire uno scenario che non lo vede protagonista.
Alcuni, quindi, fanno l’ipotesi che alla fine il Pd possa prendere tutte e due le presidenze, considerando che al Senato i democratici e Sel possono eleggere la Finocchiaro anche da soli, al ballottaggio, se Monti non farà accordi con il Pdl. Contro questa ipotesi, però, c’è un dato: un Pd che si aggiudica entrambe le Camere difficilmente poi potrebbe dettare la linea per il Quirinale. E per questo non si può ancora escludere neppure che lo schema alla fine sia invertito: Franceschini alla Camera e un montiano (Mauro o Lanzillotta) al Senato.