Berlusconi teme isolamento e ‘vede’ urne. Ma aspetta Colle
E attacca tutti: Pd vuole poltrone,Monti ininfluente, M5s è setta
Roma, 16 mar. (TMNews) – E ora si torna a guardare al Quirinale.
Perché ora più che mai la strettissima via di un governo di responsabilità passa da lì. Silvio Berlusconi per la verità ci crede molto poco e ci crede ancora meno dopo le ultime 24 ore. Le trattative che si sono tenute nella notte tra gli ambasciatori di Pd e Pdl si sono chiuse con una rottura. I democratici alla fine si sono compattati attorno alla linea ‘meno dialogante’ del segretario. A dimostrarlo, le scelte per le presidenze: Laura Boldrini alla Camera e Pietro Grasso al Senato. Soprattutto quest’ultima scelta viene considerata a via dell’Umiltà come il segno di una chiusura totale. Non certo per il nome: lo stesso Silvio Berlusconi durante al campagna elettorale non ha lesinato elogi all’ex procuratore Antimafia e anche a elezione avvenuta gli si è avvicinato per complimentarsi del suo discorso.
Ma nel Pdl erano convinti che l’eventuale scelta di Anna Finocchiaro avrebbe di fatto rappresentato una sconfitta della linea dura dei ‘giovani turchi’ e dunque lasciato ancora aperto uno spiraglio di dialogo. Perchè non è mai stata la presidenza di una delle Camere l’obiettivo del Cavaliere, anche se ora fa gioco poter dire che il Pd ha dimostrato di essere solo ed esclusivamente interessato a occupare poltrone. Lui guarda al Colle più alto, ad avere un presidente della Repubblica da cui si possa sentire garantito. E a un eventuale governo in cui far pesare le sue azioni. Altrimenti – ed è questa l’ipotesi che ormai il Cavaliere considera più probabile – meglio far precipitare tutto verso il voto a giugno. Anche perché le carte da giocare in questa partita sono sempre meno, il rischio di rimanere isolato sempre più alto, la spada di Damocle dei processi sempre più incombente. E a quel punto non resterà che una possibilità: alzare i toni e tentare di spostare la protesta in piazza.
Ed è così che nasce la decisione di tentare la carta ‘Schifani’ al Senato. L’obiettivo era quello di far saltare lo ‘schema perfetto’ che i bersaniani di stretta osservanza erano riusciti a cucire nella notte. Uomini vicini al presidente uscente del Senato e anche al segretario Angelino Alfano hanno dunque convinto Berlusconi che le possibilità di raccattare voti c’erano: contando appunto sulle spaccature interne al Pd ma anche tentando un accordo con i montiani che, come è noto, non sono favorevoli a un ritorno al voto ma sperano di poter ‘riciclare’ le proprie forze all’interno di un governo di larghe intese. Ma non è così che è andata ed è anche per questo che Berlusconi non ha preso affatto bene la ‘sconfitta’ del Senato. Quando arriva a palazzo Madama per il suo primo voto da senatore con indosso degli occhiali scuri a proteggerlo dall’uveite, già sa che la partita è persa. E infatti sminuisce la portata del voto. “Questa elezione – dice – non ha nessuna importanza. E’ solo l’inizio”.
Poi, ovviamente, non le manda a dire nemmeno a Monti di cui ormai si fida meno che niente. Con il suo 10% – afferma – è ininfluente, anzi, come direbbero i francesi è ‘quantitè negligeable’. Ma nella strategia comunicativa del Cavaliere c’è anche l’obiettivo di mettere nel mirino i grillini che tra l’altro, proprio in occasione del voto su Grasso, mostrano le prime crepe. Il Movimento 5 stelle? Una “setta” tipo “Scientology” che non meriterebbe – sostiene l’ex premier – nemmeno di essere ammessa nelle istituzioni. Poi, ancora un amo verso l’ipotesi di un accordo di larghe intese visto che il Pd e il Pdl – rimarca – sono “gli unici che hanno avuto il 30% di voti” e “dovrebbero assumersi la responsabilità di governare”. Ma ormai Berlusconi ci crede sempre meno anche se da mercoledì cominciano le consultazioni e finalmente sarà chiaro quali e quante frecce ha al suo arco Giorgio Napolitano.