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Cipro/ Non l'Ue, ma Nicosia voleva tassa su piccoli depositi
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Cipro/ Non l’Ue, ma Nicosia voleva tassa su piccoli depositi

Cipro/ Non l’Ue, ma Nicosia voleva tassa su piccoli depositi
Lo sottolinea la Commissione. “Nicosia proponga un’alternativa”


Bruxelles, 20 mar. (TMNews)
– Non è stata la Commissione europea a volere il prelievo sui depositi bancari sotto i 100.000 euro, nell’accordo sul ‘salvataggio’ finanziario di Cipro da parte dell’Eurozona; sono state, piuttosto, le autorità di Nicosia a insistere per questa misura, quando l’Esecutivo Ue ha detto chiaramente che avrebbe preferito non toccare le cifre sotto quella soglia (corrispondente alla garanzia dei depositi che gli Stati membri devono fornire ai risparmiatori secondo la legislazione comunitaria). Lo ha sottolineato il portavoce della Commissione europea, Olivier Bailly, durante l’incontro di metà giornata a Bruxelles con la stampa, leggendo una dichiarazione di commento al ‘no’ espresso ieri dal parlamento cipriota all’accordo nella sua forma attuale.

Bailly ha ricordato che del salvataggio di Cipro attraverso il programma di assistenza macroeconomica dell’Eurozona (già applicato a Grecia, Irlanda e Portogallo) e con il ricorso al Fondo salva-Stati (Esm) si era cominciato a parlare già nel 2011, e che l’assistenza era stata chiesta formalmente da Nicosia nel 2012, “essenzialmente per il settore bancario che è largamente sovradimensionato rispetto all’economia” dell’Isola. “Tuttavia – ha continuato il portavoce – non è stato possibile concludere i negoziati con il precedente governo. Sabato scorso, poi, è stato raggiungo un accordo all’Eurogruppo sulle condizioni di sostenibilità del debito e i parametri finanziari
da rispettare affinché Cipro possa avere un prestito da 10 miliardi di euro” dall’Esm.

Bailly ha quindi ricordato che all’Eurogruppo la Commissione (rappresentata dal vicepresidente responsabile per gli Affari economici, Olli Rehn) non condivideva alcuni punti dell’accordo, ma che “ha creduto suo dovere sostenerlo”, visto che aveva il sostegno unanime dell’Eurogruppo, compresi i ciprioti.

Dopo il ‘no’ del parlamento, ha continuato il portavoce, “sta ora alle autorità cipriote presentare uno scenario alternativo che rispetti i criteri di sostenibilità del debito e i parametri finanziari” stabiliti nell’accordo. Due condizioni chiare: per la prima, su cui hanno insistito soprattutto l’Fmi e la Germania, il Paese, che ha un Pil pari a circa 18 miliardi di euro, non può avere un prestito dall’Esm maggiore di 10 miliardi di euro, perché non sarebbe in grado di ripagarlo; i ‘parametri finanziari’ derivano da questo limite: Cipro deve reperire al suo interno i circa 7 miliardi di euro che servono per arrivare ai 17 miliardi considerati necessari per il salvataggio dell’Isola. Se non potrà farlo con la tassa ‘una tantum’ sui depositi, dovrà trovare altri modi per raccogliere i 5,8 miliardi che mancano all’appello, dopo aver scontato l’aumento della tassa societaria dal 10 al 12,5 per cento e le privatizzazioni da 1,4 miliardi.

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