«Trovo che la televisione sia molto educativa. Ogni volta che qualcuno l’accende, vado in un’altra stanza a leggere un libro» diceva Groucho Marx
Potremmo definirlo l’esercito della salvezza, della grammatica, quello messo su da circa 600 docenti universitari, accademici della Crusca, storici, filosofi, sociologi e economisti pronti lanciare l’allarme al Governo sullo stato di degrado culturale che colpisce gli studenti italiani.
«È chiaro ormai da molti anni che alla fine del percorso scolastico troppi ragazzi scrivono male in italiano, leggono poco e faticano a esprimersi oralmente – scrivono gli accademici – Da tempo i docenti universitari denunciano le carenze linguistiche dei loro studenti (grammatica, sintassi, lessico), con errori appena tollerabili in terza elementare. Nel tentativo di porvi rimedio, alcune facoltà hanno persino attivato corsi di recupero di lingua italiana».
Insomma, una situazione disastrosa, ma con ampi margini di peggioramento.
E’ in prima elementare che i bambini imparano le basi della scrittura e della lettura: STAMPATO MAIUSCOLO, stampato minuscolo, CORSIVO MAIUSCOLO, ma anche minuscolo.
Ore e ore di esercizi, il più delle volte fatti in classe, per abbozzare ciò che l’alunno potrebbe anche a casa, complici genitori che dovrebbero appassionarlo alla lettura e incentivarlo a scrivere, non solo al computer. Ma è veramente così?
Neanche per idea. Lavoro, spesa, pulire casa, compiti ordinari, sport, catechismo, musica, solo per dare un’idea della tabella di marcia tra le normali famiglie, lasciano poco spazio ad altro e il momento della lettura, che in Italia è considerata un’attività tabù a giudicare dal numero di libri venduti, non è certo considerato una priorità.
Non basta la favoletta della buonanotte, quando il bambino (per non parlare del genitore) sta per crollare dal sonno a invertire la tendenza denunciata da universitari e accademici. Tutti possono imparare a scrivere, molti hanno un dono e lo ottimizzano col tempo, ma fino a quando la lettura sarà “imposta” dall’alto come un dovere e non un piacere, gli studenti la trascureranno in favore di ben altri passatempi: videogiochi, smartphone, internet e soprattutto televisione.
«Trovo che la televisione sia molto educativa. Ogni volta che qualcuno l’accende, vado in un’altra stanza a leggere un libro» diceva Groucho Marx. Ora, senza arrivare a Marx, è indubbio che la sudditanza dei ragazzi alla tv, ad ogni ora del giorno e della notte, non incentiva a leggere, né a parlare di libri.
Ma c’è dell’altro. Mi è capito di entrare in case dove “l’oggetto” libro è inesistente: niente libri, niente occasione per un giovane di avvicinarsi a loro, salvo, come scritto poco sopra, quei testi imposti dall’alto, a scuola, spesso causa di odio verso la lettura e pietra tombale di ogni altro tentativo di appassionarsi alla letteratura che lo studente volesse mai intraprendere.
“In Italia il 19,5% degli alunni di 15 anni ha scarsi risultati in lettura. Vuol dire che 1 ragazzo su 5 non è in grado di comprendere quello che legge. Nello specifico, il 48,4% dei minori tra i 6 e i 17 anni non ha letto neppure un libro nell’ultimo anno” [ANSA]
Esercito della salvezza? Qui c’è bisogno di un miracolo, e forse neanche quello basterebbe… purtroppo!