Arriva il 2025 e si stima che stasera saranno almeno 8 milioni i tappi di bottiglie di spumante che salteranno per salutare l’arrivo del nuovo anno. E molte saranno bottiglie made in Asti. Il 2024 è stato indubbiamente l’anno delle bollicine italiane. Stando ai dati dell’Osservatorio dell’Unione vini, quest’anno le bottiglie di spumante che hanno varcato i confini nazionali hanno superato quelle di rossi e rosati: 538 milioni contro 524, mentre i bianchi destinati all’export si sono fermati a 460 milioni.
Cifre, va detto, registrate a settembre e che dunque con le festività di fine anno andranno senz’altro registrate, confermando comunque un trend in atto negli ultimi anni.
Se nellla costante crescita delle bollicine la parte del leone la fa il Prosecco (Doc e Docg), una parte interessante lo gioca il “made in Asti”: Asti Docg e Moscato d’Asti hanno chiuso l’anno (in attesa dei dati ufficiali) veleggiando verso i 100 milioni di bottiglie (probabilmente oltre i 95 milioni), confermandosi le bollicine italiane aromatiche più bevute nel mondo.
Un successo sostenuto da una solida campagna promozionale: le dolci bollicine sono state per il quarto anno consecutivo lo sparkling wine ufficiale delle Atp Finals di Torino, l’evento tennistico culminato con la vittoria di Jannik Sinner; ma Asti Docg e Moscato si stanno imponendo sulle tavole anche per l’ampia gamma di tipologie disponibili e le diverse versioni: dal Demi Sec all’Extra Dry e il Dry a cui si aggiungiono nella versione tappo raso lo Strevi (passito) e il Canelli Docg. Versatilità che permette di osare accostamenti inusuali in cucina (da provare con le ostriche o con la pizza).
Accanto al “mondo moscato” si è guadagnato la sua fetta di palcoscenico enologico l’Alta Langa, progetto tutto piemontese sostenuto dal Consorzio che riunisce più di 80 case spumantiere e 90 viticoltori associati tra Cuneese, Astigiano e Alessandrino. Spumante Metodo Classico, che nasce solo da uve Chardonnay e Pinot Nero raccolte in vigneti posti oltre i 250 metri di altitudine.
Il 2024 si chiude con risultati significativi: 455 ettari vitati, 14 nuovi produttori che portano l’associazione a quota 85 e una crescita prevista delle vendite di oltre il 10%. Se la vendemmia 2019 aveva prodotto per la prima volta più di un milione di bottiglie, ormai si viaggia sopra i 3 milioni (l’85% consumato in Italia il resto esportato) con prospettive di ulteriore crescita. Un successo dovuto certamente anche al rigido disciplinare che ne fa un vino dall’identità ben precisa: è fatto con uve Pinot nero e Chardonnay, in purezza o insieme in percentuale variabile; può essere bianco o rosé, brut o pas dosé e ha lunghissimi tempi di affinamento sui lieviti, almeno 30 mesi. Caratteristica distintiva dell’Alta Langa è di essere uno spumante esclusivamente millesimato, cioè frutto di un’unica vendemmia: ogni bottiglia riporta sempre in etichetta l’anno della raccolta delle uve.
«I traguardi raggiunti quest’anno – sottolinea la presidente del Consorzio Mariacristina Castelletta – sono il risultato di un impegno condiviso: produttori, partner e un numero sempre maggiore di sostenitori e appassionati che ci accompagnano nel portare l’Alta Langa Docg sempre più lontano, senza mai perdere di vista i nostri valori e la nostra identità».
E il Consorzio annuncia già l’evento di apertura della “stagione” lunedì 10 marzo a Torino si gterràla “Prima dell’Alta Langa 2025” con la degustazione di tutte le cuvée dei soci del Consorzio.