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Ragazzi, dov'è finito il piacere di andare a scuola?
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Ragazzi, dov'è finito il piacere di andare a scuola?

Silenzio tombale in classe. È la sesta ora e mancano dieci minuti alle due. Ormai nessuno guarda più la lavagna. Gli occhi di tutti sono puntati a quell'orologio, a quelle lancette, a quei

Silenzio tombale in classe. È la sesta ora e mancano dieci minuti alle due. Ormai nessuno guarda più la lavagna. Gli occhi di tutti sono puntati a quell'orologio, a quelle lancette, a quei secondi che sembrano non passare più. Poi finalmente eccolo! Si sente il suono della campanella: suono che si trasforma per tutti in una dolce melodia. Questo lo scenario che si presenta in molte scuole astigiane da quando molti studenti sono costretti a seguire orari di lezione massacranti per poi avere un paio di giorni per rigenerarsi, studiare per la settimana ventura e intanto, magari, occuparsi delle attività che non sono riusciti a svolgere in altri momenti.

Un'idea poco convincente che non rispecchia le esigenze degli studenti! Ma non finisce qui, anzi, qui iniziano i problemi dei pendolari che sono costretti a pesanti levatacce mattutine o, nel migliore dei casi, a richiedere permessi di entrata posticipata perdendosi i primi minuti di spiegazione dell'insegnante. Nei casi in cui, invece, gli orari degli autobus siano stati modificati a vantaggio degli studenti che escono alle due, a rimetterci sono coloro che terminano le lezioni già all'una e che vanno incontro a lunghe e inutili attese.

Ironia delle ironie, questo nuovo orario delle scuole è stato adottato proprio per agevolare le ditte di trasporto in quanto a risparmio di carburante, ma forse non è stato ponderato il fatto che queste ultime devono integrare nuove corse pomeridiane pur dovendo prestare servizio anche il sabato. Inutile dire che quasi tutti i ragazzi non si trovano bene con il nuovo sistema e che, essendo meno invogliati, hanno perso anche quell'ultimo granello di felici aspettative che riponevano nella scuola, diventata ormai più dell'obbligo che del piacere.

Marco Alpan

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